Parlare di radiotelegrafia oggi (2013) è quasi un’assurdità.
Anche nel mondo amatoriale, unico gruppo che ancora ufficialmente adopera l’alfabeto Morse, coloro che lo praticano sono veramente pochi e quei pochi sono distribuiti in una gamma di attività che sempre più si allontana dal mio mondo radiotelegrafico. Incredibilmente poi, fra quei pochi che effettuano CW in maniera discorsiva, ci sono alcuni che hanno preso una strada diversa, forse perché non soddisfatti da quello che hanno trovato effettuando i soliti collegamenti. Oppure sono alla ricerca di cose nuove, infatti parlano di un nuovo CW, di arte del CW, evoluzione del CW. La maggioranza però, (quasi tutti), pur avendo a che fare col Codice Morse, in realtà ha poco a che fare con la radiotelegrafia. Certamente si effettua via radio, certamente si usa il CW e allora qual’ è la differenza?
Per fare un parallelismo direi che la radiotelegrafia che intendo io è come un libro. Leggendolo si può apprezzarne o meno il contenuto, mentre quella che si sente adesso con i vari contest o attivazioni, per me è solo la copertina del libro. Si leggono il titolo e l’autore, al massimo la casa editrice e se proprio vogliamo dirla tutta, a volte si riesce a leggere anche una breve recensione, una sintesi. Gli amanti del CW scelgono di soddisfarsi solo con i contest e diplomi vari, magari incrementando sempre più la potenza dei loro amplificatori e installando antenne con prestazioni sempre migliori, aiutandosi con sistemi digitali sempre più sofisticati. Ormai il tasto è un optional ben chiuso dentro le vetrine, buono solo a far bella mostra e fra poco neanche le cuffie saranno più necessarie.
Bastano gli occhi per vedere e “sentire” quello che il display ci racconta. Questo è il progresso, inutile cercare di contrastarlo. Se tutto il mondo va in quella direzione, significa che questo è il nostro futuro. Ma i radioamatori ci sono andati da soli verso questa strada oppure sono stati accompagnati per mano da industrie che hanno interessi in questo senso? Sinceramente non mi interessa conoscere la risposta, quello che invece mi importa e anche molto è che ormai, durante il fine settimana e a volte anche nel corso della settimana stessa, non si riesce a trovare una frequenza libera per esercitare il CW conversazionale. Il problema è naturalmente solo di chi non ama i contest o attivazioni varie, solo di pochi superstiti o novizi che sono stati contagiati da vecchi dinosauri o da radioamatori che praticano ancora questa attività.
Coloro che si dedicano al CW adoperando i vecchi tasti sono sempre di meno. La maggior parte neanche conosce cosa sia la radiotelegrafia e ormai nessuno più ricorda cosa sia stata la telegrafia. Certamente si può leggere qualcosa da vecchi ricordi, da vecchie esperienze di operatori del telegrafo, però sono quasi sempre dei racconti vissuti, degli episodi che 2 vengono letti come se fossero dei romanzi. Anche le storie dei radiotelegrafisti di bordo si trovano nei libri o su internet. Tanti però pensano che siano tutte invenzioni, fantasie degli autori per mettersi in mostra… Forse qualcosa di vero ci sarà anche ma… son tutte balle!
Questo lo scrivo perché ho avuto dei commenti in questo senso da qualche lettore del libro che ho scritto anni fa “IL CARRETTIERE DEL MARE” Eppure, di falso non c’è neanche una parola. Non avrebbe senso infatti scrivere le proprie incertezze, le proprie paure, le brutte figure fatte. Però poi altri argomenti sembrano così fantastici che NON POSSONO ESSERE VERI.
Almeno per chi non è mai stato per mare in quei tempi. Convinto che fra qualche tempo, anche quei pochi che ancora fanno il CW diciamo vecchia maniera, scompariranno, e anche per far conoscere a chi è interessato, qualcosa di CW che non sia solo teoria o immaginazione o addirittura invenzione, magari tirando fuori formule matematiche o risolvendo una questione di manipolazione con la fisica nucleare, desidero scrivere le mie esperienze in questo campo del CW. Non pretendo di essere nel giusto, né di scrivere cose corrette per tutti. Sono consapevole che quello che scrivo è dettato solo dalla mia esperienza e dalla mia convinzione. Perciò prendete le cose solo da questo punto di vista: dal mio. Chiunque potrà non essere d’accordo con me ci mancherebbe altro.
Però scrivere senza dimostrare è troppo facile, scrivere senza aver prima avuto almeno un po’ di esperienza è inutile. Io non dimentico mai che, non tutto quello che brilla è oro. A volte lo sembra, ma dopo poco tempo se non lo è si deteriora, si scurisce e allora viene fuori quello che c’è sotto. Credo che ci sia più bisogno di parole semplici e veritiere, cose pratiche intuitive, che teorie campate in aria incomprensibili. Comunque per chi vuol leggere……… altrimenti ci sono tanti forum tra cui uno ormai in disuso pieno di tante… foto. Purtroppo la radiotelegrafia non si può conservare come fosse un libro, una musica, un quadro. Anche se qualcuno ha delle registrazioni di QSO effettuati nel periodo d’oro della radiotelegrafia, ascoltandole non si può capirne quasi niente di quello che fu. Anzi forse per l’ascoltatore moderno quelle trasmissioni manuali, fatte quasi tutte con trasmettitori che avevano una propria voce, essendo a valvole e cosi strane, quasi primitive, rispetto a quelle di oggi, precise e stabili, danno un senso di incertezza, addirittura di poca esperienza, per quanto riguarda l’operatore. Sono certo che qualcuno, ascoltandole, avrà addirittura pensato: questi erano professionisti?
A me sembrano dilettanti. Poi quando leggono quanto facevano e come lo facevano non riescono a crederci. - Palloni gonfiati che credevano di essere mostri nella radiotelegrafia, (solo mestieranti per gli addetti ai lavori), invece, sapevano appena appena muovere un tasto -.
Già muovere un tasto, ma perché poi muovevano un tasto verticale o addirittura un semiautomatico, non potevano usare un bel paddles? Loro, i radioamatori moderni, non riescono ancora a capire il perché ancora oggi, con tante attrezzature sofisticate, questi Dinosauri ancora si intestardiscono a voler adoperare le zappe, si quei cosi che fanno solo venire sonno quando si sentono in aria. Lenti come lumache e con un CW che non si riesce neanche a copiare, per quanto è contorto, una vera tragedia. Avete mai visto un film in bianco e nero girato negli anni 50 o ancora prima? Beh state certi che questi signori non ne conoscono neanche uno. Solo perché invece dei colori è in bianco e nero e perciò è da scartare. Poi sono lenti, pesanti. Gli attori e le attrici parlavano parlavano … quella era recitazione? Figuriamoci! Vuoi mettere i film di adesso? Quelli in 3d? Non scherziamo per favore. Non ci sono paragoni!
In effetti non ci sono paragoni, c’erano dei film che non valevano niente, è vero, ma altri erano e restano capolavori insuperabili. Permettetemi questa similitudine con i vecchi film dove i valori erano altri rispetto a quelli di oggi. Nessuno mette in dubbio che oggi esistono lavori e attori di primo livello, però quello che riuscivano a fare con i mezzi limitati di allora sia i tecnici che gli attori con la loro recitazione rimane molto affascinante e credo eccezionale per l’impegno e la professionalità. Eppure a molti non piacciono, li annoiano, non li guardano neanche costretti. Un po’ come succede per le vecchie canzoni, la musica. Ci vuole cultura in questo campo, conoscere, coltivare, impegnarsi e anche, una certa predisposizione. Però è innegabile che gli accordi di un pezzo antico arrivato fino a noi non erano certo scritti da musicisti da quattro soldi, per non parlare delle opere liriche, la musica classica ecc.
Per quanto riguarda l’uso dei vari tasti, sarebbe come usare vari strumenti musicali, ognuno con le sue caratteristiche che vanno studiate, capite, fatte proprie. Perché allora tanto impegno da parte di qualcuno per cercare di conoscerli meglio? Semplice, la radiotelegrafia non è solo trasmettere o ricevere informazioni, affatto. Giorni fa, mentre giravo la sintonia del mio ic-7400 sui 40 metri, sono capitato in un QSO su una frequenza dove di solito si riuniscono operatori che parlano spesso dell’arte del CW ma che arte proprio non fanno. In effetti, questi radioamatori di cui non farò i nomi, ma che sono riconoscibili dai più, invece di produrre arte, “viaggiano” per il semplice ed unico scopo di “trasmettere” il messaggio. Questo infatti è il loro scopo insieme, devo essere sincero, ad una certa velocità di esecuzione.
Ebbene si, le cose da dire sono tante e non si può perdere tempo. La chiacchierata è diventata cosi usuale che la cosa più importante è comunicare il proprio pensiero, non come lo si comunica. Infatti, quando sento queste trasmissioni noiosissime, senza anima penso sempre: ma non farebbero prima col telefono? Avete mai sentito come recita una poesia un bimbo delle elementari? Senza sentimento! Esattamente la stessa cosa di quelle manipolazioni che poi loro stessi definiscono arte, ma l’arte non deve trasmettere emozioni? Eppure anche con i paddles, se si vuole si può fare un certo tipo di arte.
Sono andato su San Google per una definizione corretta di ARTE ma non esiste una vera definizione di cosa sia l’arte, infatti potrebbe essere applicata quasi a qualsiasi cosa, anche ai vecchi mestieri (anche a quello che vi è venuto in mente). Su una cosa sono tutti d’accordo, intendo i signori esperti, cioè che l'arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e "messaggi" soggettivi cioè personali. Se invece si trasmettono solo le informazioni, che tipo d’arte è?
Tornando al QSO che ho sentito, ultimamente, un personaggio veramente bravo nel CW, ma solo col paddles però, sforzandosi sempre più per incrementare la propria velocità, è caduto nella solita trappola in cui quasi tutti i velocisti incorrono. Anche a bassa velocità sui 35 – 40 wpm, il rapporto degli spazi è riuscito a snaturarlo riuscendo a far diventare antipatica una manipolazione che solo fino a pochi giorni prima era veramente eccellente.
Purtroppo questi personaggi non si rendono conto che se il CW deve essere inteso come arte, non basta esercitarlo. Sarebbe come a dire che tutti coloro che si dedicano ad un mestiere, lo fanno con arte. Come ho scritto sopra, bisogna dare sensazioni, emozioni e queste devono essere belle, buone, altrimenti si ha l’effetto contrario. Probabilmente io pretendo troppo da questi radioamatori che si dedicano a mille attività nel mondo della radio, anche a ricevere la riflessione di un onda attraverso uno sputacchio lanciato per aria, tanto per intenderci. Forse non sono ancora maturi per apprezzare anche la semplicità, essendo come accecati dalla ricerca di qualcosa che poi in definitiva non esiste. Sfortunatamente pur essendo pochi quelli che si dedicano a queste cose, alcuni, come ho scritto sopra, hanno intrapreso una strada dove l’unica cosa che conta è correre. Cercare di volare fino al limite del possibile e ancora oltre. Non si rendono conto che così facendo si perdono tutto il “meglio” del CW. Proprio ascoltando questo operatore mi è venuto in mente di scrivere qualcosa a proposito di cosa sia il CW attraverso i vari tasti che solo pochi continuano ad usare. Arte? Non proprio, solamente una personalizzazione della manipolazione. Credo che questo sia legato anche a come ognuno di noi “sente” il Morse. Nel senso che malgrado il CW abbia parametri ben definiti e obbligati, quello che il cervello elabora dopo che il suono ha attraversato le orecchie e l’apparato auditivo, è personale, cioè diverso da individuo ad individuo, come credo siano i colori e le varie sfumature. Altrimenti tutti apprezzeremmo un solo tipo di manipolazione definendola ottima. Invece, alcuni preferiscono delle manipolazione che altri gradiscono poco oppure affatto. Naturalmente se l’operatore si avvicina moltissimo al classico rapporto 3 a 1 e rispetta tutti gli altri parametri, la manipolazione risulta bella per tutti, nessuno escluso. Il fine sarebbe proprio riuscire ad essere perfetti come una macchina e questo con qualsiasi tasto.
Purtroppo o per fortuna, siamo umani e avendo tra le dita strumenti che non si prestano ad essere usati come se fossero neutri, cioè solo un prolungamento materiale delle nostre capacità mentali, al contrario hanno delle caratteristiche ben distinte, questo non è possibile. Tuttavia anche se esistessero degli strumenti talmente perfetti da non influenzare minimamente con la loro meccanica la manipolazione, poi avremmo a che fare con gli spazi, i tempi, la cadenza, tutte cose che a prescindere dal tasto, comandiamo noi con la nostra mente. Il tasto che si presta maggiormente ad essere usato con il rapporto 3 a 1 è quello chiamato automatico, chiave paddles, cioè un tasto che unito con un’elettronica creata apposta, riesce a produrre punti e linee automaticamente. L’operatore deve veramente solo manipolare il codice Morse a seconda di quello che vuole trasmettere dovendo solo stare attento ai tempi e alla cadenza. Alcuni software addirittura sono talmente sofisticati che controllano anche lo spazio tra carattere e carattere e altre cose che confesso, neanche conosco molto bene. Si possono anche variare la lunghezza delle linee o dare un “peso” maggiore o minore che serve moltissimo quando l’operatore manipola con grande velocità. Insomma un aiuto maggiore non si può avere. Alcuni poi sono costruiti per essere collegati al proprio pc e quindi quasi non ci sono limiti per tutto quello che sono in grado di fare, compreso la memorizzazione dei messaggi in tempo reale che permettono una trasmissione veramente automatica. Eppure, nonostante sia quasi tutto automatico, all’infuori di quest’ultima cosa, la mano dell’operatore si “sente” non c’è n’è uno che trasmette come un altro. Addirittura fra due operatori che si conoscono molto bene perché comunicano tutti i 5 giorni fra di loro, non sfugge se si è allegri oppure nervosi. La mano, malgrado tutto, non mente. Proprio per questa differenza che ognuno di noi mantiene malgrado si manipoli con un tasto automatico, ci sono delle buone manipolazioni e delle cattive manipolazioni.
Alcuni non sono capaci di trasmettere bene con nessun tasto, neanche con il più facile, il perché me lo sono chiesto tante volte, ma non sono riuscito a spiegarmelo. Mi riferisco a coloro che hanno dedicato tempo per imparare, molto tempo, addirittura più di quanto ne hanno avuto bisogno altri che, invece, manipolano bene. Come succede per la calligrafia, alcuni hanno un dono, nascono bravi, altri malgrado l’impegno e la tecnica imparata, sono quasi indecifrabili. Tornando perciò all’arte della manipolazione, in realtà è solo una caratterizzazione che ognuno si porta dietro. Dopo il periodo scolastico dove la calligrafia degli alunni è elementare, quindi quasi simile, poi con la pratica, ognuno inconsciamente cambia la propria grafia in una personale. Alcuni si sforzano di scrivere con dei caratteri diversi da quelli imparati a scuola e acquistano una diversa maniera di scrivere, altri, invece, vuoi per il lavoro svolto o per altre cose di cui non sono a conoscenza, cambiano la buona calligrafia imparata a scuola con una più veloce ma disordinata e a volte quasi incomprensibile (vedi i medici). In qualche modo penso che succeda la stessa cosa anche a chi manipola.
Alcuni si sforzano di conservare il più possibile quanto imparato, cioè prima di tutto il rapporto 3 a 1, altri invece, vuoi per pigrizia, vuoi perché hanno piacere a sentire un suono più musicale, cambiano col tempo e acquistano una caratteristica propria distinguibile da tutti gli altri. Naturalmente mi riferisco solo a coloro che sanno trasmettere bene, cioè che hanno “faticato” per imparare, non certo a coloro che sono alle prime armi o che provando un nuovo tasto, magari un bug o un verticale, dopo pochi giorni pretendono di andare benissimo. Una cosa infatti è farsi capire, un’altra è andare bene. Perché anche “sentendo” in un certo modo non è detto che poi si riesca a riprodurre con la mano esattamente la stessa cosa, anzi… il più delle volte non ci si riesce.
Per quanto riguarda poi l’importanza della ricezione rispetto alla trasmissione, perché spesso sento dire che è meglio saper ricevere bene che saper trasmettere bene, io credo invece che non esista un valore assoluto di cosa sia migliore. Personalmente non ho mai incontrato una persona che sappia solo ricevere e non trasmettere o viceversa. Certamente parecchi sono più bravi a trasmettere che a ricevere, ma conoscono tutte e due i sistemi. A parer mio all’inizio dell’apprendimento esiste solo la ricezione. Dobbiamo capire bene i suoni, farli nostri e poi, ma solo poi riprodurli, altrimenti si riprodurrà solo quello che si crede di aver “sentito” Mai si devono confondere i vari caratteri. Mai prendere per esempio una B per una D. Una volta stabilito questo si può passare alla trasmissione.
Naturalmente la ricezione continua ad essere appresa, mai interrompere l’apprendimento perché questo non ha mai fine. Si arriverà ad un certo livello dove l’operatore saprà ricevere e trasmettere ad una buona velocità, ma la velocità della ricezione dovrà sempre essere più elevata rispetto alla trasmissione. Infatti riuscire a trasmettere solo alla velocità che si è raggiunti in ricezione 6 sarà a discapito dell’operatore quando sarà impegnato in un qualsiasi QSO. Nei collegamenti infatti, il corrispondente manipolerà “a mano” anche usando un paddles senza contare i disturbi e i problemi di propagazione, perciò se non avrà un certo margine di “sicurezza” in ricezione, avrà problemi.
Non mi riferisco a chi usa software vari dove si può leggere quanto decodificato. Nella fase successiva ci si renderà conto che la “trasmissione” è un biglietto da visita per il corrispondente. Quante volte si incontrano operatori che ci fanno soffrire? Che giudizio diamo di queste persone che non curano o non riescono a riprodurre un Codice Morse abbastanza regolare da permettere al corrispondente di non dover interpretare quasi ogni carattere? In questo caso servono ambedue le attività. Saper ricevere malgrado la cattiva manipolazione del corrispondente o delle difficoltà di propagazione o per il QRN, QRM e contemporaneamente rendersi conto di non fare la stessa figura verso gli altri per la trasmissione.
Per la prima cosa non basta soltanto saper ricevere più velocemente. Certo è un vantaggio per il famoso margine di tempo che si ha, ma occorre anche saper riconoscere le varie manipolazioni personalizzate e “SENTIRE” quello che non si sente. Purtroppo non c’è che l’esperienza su cui si può contare, non esiste altro. Più si ascolta, più si fanno QSO, più si sta in radio e più si impara. Per la manipolazione, invece, possiamo anzi dobbiamo darci da fare. Di solito dipende solo da noi, dai nostri esercizi e dai nostri controlli. Si arriverà poi al punto che, malgrado si usino i tasti automatici non si riuscirà ad andare più veloci e bene con la manipolazione, mentre invece in ricezione, non avendo alcuna parte meccanica in gioco, si riuscirà comunque a ricevere. Ma questo è un campo di cui io non sono ferrato né ho alcuna esperienza. Lascio perciò tutto questo a chi ha esperienza nel QRQ e anzi si diletta proprio in quest’attività. Non posso neanche formulare ipotesi perché praticamente sono a digiuno di QRQ. Continuando però sulla manipolazione che si effettua con il paddles, soltanto lo spazio differente che si usa tra un carattere ed un altro, già distingue una manipolazione dall’altra.
Spesso poi mentre si usa uno spazio eccessivo tra i caratteri, se ne adopera troppo poco tra parola e parola. Tanti invece spezzettano la parola che stanno trasmettendo in più parti. Alcuni poi incredibilmente pare che cambino velocità anche se questa è stabilita a priori. Una sorta di fisarmonica che in realtà non c’è, ma la manipolazione imperfetta dei tempi crea una sorta di altalena per le nostre orecchie. I caratteri poi devono essere fatti bene, non si può trasmettere una ZETA staccando le linee dai punti, per esempio e neanche trasmettere MA attaccando tutto, diventerebbe una Q. Insomma sembra facile ma in realtà anche il paddles crea delle difficoltà. Ho notato che gli ex professionisti, non tutti certamente, ma una buona parte, quando trasmettono con il paddle usano staccare eccessivamente i caratteri e anche le parole. Credo sia un difetto da attribuirsi al tipo di esercizio effettuato per molto tempo, specialmente per chi ha lavorato nelle stazioni costiere. Il dover cercare di far capire ad ogni corrispondente in qualsiasi condizione, costringeva l’operatore a moderare la velocità e a staccare molto i caratteri. Mentre invece chi si diletta 7 nel QRQ ha il difetto opposto. La ricerca della velocità crea una sorta di contrazione degli spazi regolamentari. Pur non essendo mai una colla, assolutamente, gli spazi risultano ridotti.
Certamente il PC non se ne accorge, è fatto per ricevere tutto o quasi tutto, ma le orecchie “sentono”. Tutto questo, oltre alla maniera personale di ogni operatore, danno la CALLIGRAFIA di ognuno di noi. Quando poi si passa ad un tasto tipo semiautomatico, le cose diventano ancora più personali e quindi ancora di più si rende riconoscibile l’operatore. Molti cercano comunque di manipolare sempre cercando di realizzare il famoso rapporto 3 a 1 e alcuni, molto bravi, ma solo a determinate velocità, ci riescono anche. Però poi quando si comincia ad incrementare la velocità è sempre più difficile rispettare i parametri del Codice Morse. Infatti mentre i punti sono eseguiti automaticamente dall’asta vibrante sui contatti, le linee vengono fatte a mano, una a una. Man mano che si va avanti nella velocità le linee non riusciranno ad avere il rapporto 3 a 1 rispetto ai punti risultando più lunghe.
Questo nuovo rapporto crea una musicalità incredibile, rispetto ai canoni tradizionali, tanto che alcuni possessori di paddles, cercano in qualche modo, per aumentare la musicalità del loro Morse, di allungare la lunghezza delle linee rispetto ai punti. Ma questo potrà essere valido solo a velocità ridotte, dopodichè si ha un effetto contrario.
Questo però è un altro argomento che comprende pesi e rapporti tra caratteri e punti che non desidero prendere in considerazione adesso. Perciò la caratteristica del BUG è proprio questo strano rapporto tra linee e punti che molti, mentre si è in QSO definiscono SOUND “che bel suono ha il tuo bug”. Normalmente col bug non bisogna esagerare amplificando a dismisura questa caratteristica, cioè esasperando al massimo la velocità dei punti e di conseguenza costruendo un rapporto oltre il 6 a 1. Ci sono alcuni operatori francesi però che amano a tal punto questa caratteristica che addirittura cercano di manipolare il bug alla massima velocità consentita e anche oltre sostituendo il classico peso del pendolo con altri più piccoli per incrementare ancora la velocità. Vengono trasmessi così una scarica di punti seguiti da linee che per quanto veloci possano essere non saranno mai adeguati ad un rapporto sopportabile. Questi operatori sono sempre alla ricerca di tasti che “suonino” più velocemente possibile perché è proprio il “sound” straordinario che ne esce fuori che crea una forma di dialetto che a loro piace. (ma solo a loro). Comunque a mio parere il BUG ha una sua voce che “conviene” far sentire, perciò ritengo inutile la spasmodica ricerca del rapporto canonico di 3 a 1. Ci sono delle manipolazioni che brillano proprio per questa anomalia del rapporto diverso. Alcuni poi riescono, con pause create apposta, a far suonare davvero il proprio bug, come se interpretassero un pezzo musicale. Senza contare che a prescindere dalla regolazione standard, ognuno se lo regola a modo suo, col suo orecchio. (vedi gli operatori U.S.A per esempio quelli di San Francisco Radio KFS). In realtà non tutti gli operatori che usano il bug ci sanno fare, ma questo vale anche per gli altri tasti. L’unica differenza è che quando si va male col BUG, si va male sul serio e purtroppo costoro non se ne accorgono mai.
Stavo riflettendo sulla velocità che i vari tasti semiautomatici sviluppano, prendendo per riferimento quelli che ci sono pervenuti dagli Stati Uniti, come i Vibroplex, i Bunnel i Mac Elroy ecc. Quasi tutti, se non tutti, sono fulmini a ciel sereno in quanto sviluppano una velocità elevata rispetto ai verticali. Naturalmente essendo metà automatici, mezzo lavoro viene svolto facilmente dal pendolo. Quando sono stati inventati, non c’era ancora la radio e quindi gli operatori lavoravano via filo. Dovevano scrivere tutto quello che ricevevano e presentarlo poi ai loro responsabili e perciò dovevano essere precisi sia nel trasmettere e sia nel ricevere. Calcolando però che non giocavano, come facciamo noi oggi, nel senso che quando ci stanchiamo, possiamo chiudere tutto, loro invece dovevano andare avanti per ore e ore.
Quale era la velocità media commerciale di allora tenendo conto che per ricevere al massimo potevano utilizzare una macchina da scrivere meccanica? Purtroppo io non ho alcuna esperienza in questo campo però, con l’esercizio continuo e con disturbi limitati sulla linea, credo che più o meno andassero dai 30 ai 35 wpm come media. Mentre invece con la radiotelegrafia, cambiando la situazione di ricezione, la velocità scendeva di parecchio perché variava a seconda del segnale e delle condizioni meteo QRN e dei QRM. Calcolando poi che di solito le comunicazioni avvenivano anche addirittura tra un continente ed un altro, l’effetto FADING e spesso anche lo sfasamento del segnale che percorreva le due vie, quella lunga e quella corta, davano un grande fastidio. Se non ricordo male però le varie testate giornalistiche, come per esempio l’ANSA, trasmetteva le notizie stampa a circa 30 wpm o più. Il bug si prestava però molto bene per le comunicazioni relativamente difficoltose perché si potevano allungare le linee dei caratteri a dismisura per facilitare la ricezione al corrispondente. Insomma un tasto per tutte le stagioni. Nel 1970, ho ricevuto in regalo, dopo varie suppliche, devo ammettere, un tasto doppio o side-swiper da due marconisti di una nave russa che era attraccata accanto alla mia nel porto dell’Avana, Cuba. Non avevo mai visto in vita mia un tasto del genere, ma lo avevo sentito spesso, sia quando facevo servizio ad Anconaradio/ICA e sia durante la navigazione in giro per il mondo. Il suono era caratteristico e non si poteva confondere con nessun altro tasto.
Poi i marconisti russi provenivano da una scuola eccezionale per quanto riguardava le telecomunicazioni in genere. Erano molto preparati e tutti molto bravi anche nella ricezione e nella trasmissione. La loro caratteristica era la velocità. Una velocità sempre relativamente ridotta rispetto al classico QRQ di oggi, ma rispetto a tutti gli altri marconisti del mondo, esclusi i cubani che effettuavano la stessa scuola, erano velocissimi. Poi la loro caratteristica era l’uso di tasti simili per tutti, trasmettitori che avevano più o meno la stessa “voce” e una scuola che portava ad avere una manipolazione quasi indistinguibile fra gli operatori. Il tutto era creato apposta per un’eventuale militarizzazione in caso di necessità bellica. (USSR) Questi operatori russi mostrandomi il tasto (che ho ricevuto dopo aver donato due bottiglie di Martini) mi mostrarono come si adoperava. Fecero sotto i miei occhi una rapida rappresentazione di come dovevo mettere le dita e di come dovevo alternare SEMPRE la leva per manipolare sia i punti e sia le linee.
Non esisteva, per loro, un punto di inizio, ogni lato andava bene per qualsiasi cosa, anzi si raccomandarono di fare sempre così e di non ripetere mai dalla stessa parte un segnale, fosse punto oppure linea. 9 Sembrava facile, intuitivo, ma per me che ero abituato al bug, allora non avevo ancora conosciuto il paddles, tutto diventò difficile. Comunque durante la sosta in porto, nei momenti che non potevo scendere a terra, cercavo di fare pratica e riuscii anche a trasmettere dei telegrammi e ad effettuare collegamenti, in seguito. Però confesso, non era di mio gradimento. Rispetto al mio Vibroplex Blue Racer, era una pena! In realtà quel tasto non andava bene, infatti lo recuperarono tra la roba che doveva essere riparata. Ancora oggi non so cosa abbia quel tasto, però per quarant’anni ogni tanto lo tiravo fuori dalla vetrina, cercavo di fare qualche QSO, ma poi vedendo che andava male, incollava tutto, a meno di non regolare la distanza dei contatti enormemente larga fra di loro, con la difficoltà di manipolazione conseguente. Solo un mese fa, esattamente verso la metà di maggio 2013, mi sono messo in testa di provare a manipolare con quel tasto e tirandolo fuori dalla vetrina per l’ennesima volta, iniziai a lavorarci sul serio.
Niente da fare, ero in difficoltà sia perché mi confondevo moltissimo essendo abituato al bug e al paddles, ma anche il suono che ne veniva fuori era inascoltabile, troppo legato, troppo melassa mi dicevano gli amici che mi ascoltavano. Stavo quasi per abbandonare quel tasto ancora una volta, quando mi venne in aiuto Alberto I1QOD che inviandomi un side-swiper francese, modello Maniflex della Dyna, mi diede la possibilità di provare un tasto perfetto. Subito tutto andò a posto, la manipolazione anche se ancora incerta riuscì bene e il suono che andava in aria, a detta di chi mi ascoltava era molto musicale. Qualcuno disse: mi sembri un russo Lino. Io lo presi come un vero complimento. Ogni giorno che passava andavo meglio, sempre più fluido, sempre più armonioso. Confesso che ci stavo prendendo gusto in quel tasto. Un attrezzo, chiamiamolo così semplicissimo, robusto, indistruttibile, eppure suonava che pareva un violino. Il mio scopo naturalmente non era solo quello di farmi capire, ma di riuscire a dare piacere a chi mi ascoltava con un CW musicale e semplice. Una voce personale, un’emozione insomma.
Questa era ed è ancora il mio scopo perché attualmente sono ancora diciamo un apprendista con questo tasto che ha mille sfumature, mille possibilità pur essendo semplicemente una leva con due contatti. Dopo circa una decina di giorni che provavo ad andare col Maniflex, Alberto mi inviò anche un tasto professionale della marina russa sempre doppio. Quest’ultimo era più complesso, aveva una regolazione millimetrica ed era molto più flessibile, elastico, morbido direi rispetto a quello francese. Qualcuno dei miei amici con il quale effettuo anche adesso collegamenti giornalieri se n’è innamorato per il suono soave che riesce a dare al CW. Confesso che anch’io non credevo che potesse prendermi tanto la mano e la voglia di scoprirne ancora quali possono essere le sue possibilità, naturalmente manipolato da me che in questo caso sono solo un autodidatta. La difficoltà che incontro è nel fare bene i punti perché comunque non sono mai così netti come quelli di un verticale in quanto sono sempre come se fossero strusciati e poi 10 quando sono più di tre trovo ancora difficoltà a volte a farli tutti con la stessa velocità. Invece, le linee riescono benissimo, anzi sono talmente legate che danno l’armonia al Morse. Il mio traguardo è riuscire a manipolarlo come alcuni russi o francesi che ho sentito nel corso della mia vita, o almeno cercare di avvicinarmi a loro.
Purtroppo sono rari coloro che lo usano, però qualche appassionato ancora si sente in giro. Uno fra tutti era Ulrico, grande esperto ed indimenticabile collega e radioamatore che addirittura usava un Vibroplex tagliato in due e lo usava come side-swiper (orrore!!!). Per ultimo ho lasciato il principe dei tasti, il più difficile da usare in assoluto, ma anche il più facile come principio, infatti è un classico interruttore. Se schiacci giù c’è il contatto altrimenti no. In realtà che ci vuole a manipolarlo? Niente, assolutamente, basta un dito, anche il mignolo e il tasto farà il suo dovere. Basta metterlo sul tavolo e pigiare e incredibilmente si trasmette in Codice Morse. La vera difficoltà però, come con tutti gli altri tasti, è cercare di andare bene, essere precisi e con il verticale anche non stancarsi. Già la stanchezza è una caratteristica negativa di questo tasto. Sia che si usino le dita sia che si usi solo il polso, la stanchezza prima o poi arriverà sempre. Ho visto su youtube tanti video con sonoro che dimostravano come l’operatore tizio o l’operatore caio usano il verticale. Non c’è n’è uno che lo usa come un altro, intendo come impostazione, a meno che, gli operatori non provengano da una determinata scuola. Poi si sa, col tempo, ognuno acquista una propria caratteristica anche nel tenere il pomello, oltre che manipolarlo con la propria calligrafia. Il tasto verticale è la bestia nera di chiunque, infatti parecchi operatori, anche molto bravi con quel tasto, a volte, per motivi indipendenti dalla loro volontà, trovano un giorno no.
Un giorno in cui la mano pare non assisterli nella manipolazione. Quelli che non hanno molta dimestichezza con quel tasto, sono costretti spesso ad interrompere il QSO oppure a cambiare tasto, altri, quelli più preparati, vanno avanti lo stesso, ma l’ascoltatore si rende conto della difficoltà che incontra chi sta trasmettendo. Infatti il suo CW cambia e anche di molto in negativo. Coloro, invece, che col verticale ci hanno vissuto, sono stati istruiti e non lo hanno mai lasciato fermo in vetrina, pur incontrando un giorno no, continuano a trasmettere lo stesso. Non sono sciolti, fanno fatica, ma l’ascoltatore difficilmente si renderà conto della difficoltà che incontrano perché il livello di conoscenza e di pratica con quel tasto è altissimo. Come se avessero una riserva infinita per manipolare.
Naturalmente il giorno no avviene con tutti gli altri tasti, ma col verticale la cosa è molto più evidente. Oggi chi lo usa ancora come unico tasto è un O.M raro, di solito un anziano, però ci sono altri che pur adoperando altri tasti, non disdegnano di farsi sentire anche col verticale. Ma allora perché molti insistono a manipolare col verticale quando in realtà non è poi così facile come poteva sembrare? Perché si danno tanto da fare con esercizi e controlli per riuscire a produrre un CW regolare? Questo non lo dovete chiedere certamente a chi usa soltanto il paddles oppure chi non lo usa da mezzo secolo però si permette di 11 INSEGNARE come si usa meglio e anche con nozioni di fisica ecc. ecc.
Dovete chiederlo invece a chi oltre che trasmettere un’informazione, oltre che a fare il QSO, si prende la licenza di trasmettere emozioni e di conseguenza riceverle.
Perché arrampicarsi su una montagna anche a rischio della propria vita? Perché navigare in un mare tempestoso? Quanti esempi si possono fare, direi migliaia, ma tutti danno una sola risposta: la passione. Se questa però non dà emozioni, allora è meglio smetterla con qualsiasi cosa si stia facendo. In realtà il verticale è il tasto più difficile che ci sia per quanto riguarda la manipolazione. Occorre disciplina, molta disciplina, ed esercizi continui. Anche quando ci si è impadroniti di quel tasto, chi adopera il polso ha la necessità di usarlo spesso, altrimenti la mancanza di esercizio crea difficoltà di scioltezza e di velocità e ci si stanca presto. Allora non sarebbe meglio adoperare le dita? Usandole al posto del polso non si hanno questi problemi, anzi si va anche più veloci.
Vero, tutto vero però una ragione c’è. Le dita non sono adatte per essere usate come se fossero una leva. Le comandiamo sempre con i nervi e questi difficilmente ubbidiscono sempre nella stessa maniera. Invece il polso, anche con tutti i suoi problemi risulta il miglior compromesso. Si alza e si abbassa scandendo il tempo come se fosse un metronomo e le dita devono solo tener fermo il pomello. Tener fermo il pomello…..? E chi lo dice che bisogna tenerlo fermo? In effetti si può manipolare il verticale in mille maniere e forse anche di più. Con un dito, con due dita, con tre dita, con tutte le dita, con tutta la mano sopra, con le dita chiuse a pugno, solo con il palmo, con il gomito sul tavolo, con il gomito fuori, in piedi, seduti, sdraiati, insomma come si vuole. Quello che importa è il risultato. I metodi sono tanti e i risultati più o meno si assomigliano tutti, dipende principalmente dal soggetto che manipola, dalla sua esperienza e da quel dono che si ha o non si ha. Qualsiasi manipolazione la si può sentire durante i QSO, questa è l’unica verità inconfutabile. Basta ascoltare un verticale per rendersi conto di chi ci sta dietro. Certo non se l’operatore ha i baffi oppure no, ma l’esperienza si sente sempre.
Proprio l’esperienza ha dettato i metodi di manipolazione, non se la sono mica sognata di notte. Ognuna con le sue caratteristiche ma tutte con il traguardo di arrivare ad ottenere una manipolazione precisa e di far stancare il meno possibile l’operatore. Inevitabilmente oggi non è possibile arrivare ai traguardi in cui erano arrivati gli operatori di una volta che mangiavano pane e Morse. L’uso continuato del verticale li rendeva insuperabili rispetto agli operatori che usano il tasto solo per brevi QSO. A meno che non si faccia apposta per prendere un premio oppure vincere una gara. Il vincitore di oggi però non avrebbe potuto gareggiare con quelli di ieri, ci avrebbe fatto una meschina figura. Oggi ancora si possono sentire operatori che hanno lavorato molto col verticale, naturalmente sono tutti molto anziani ma si riconoscono perché usano il verticale cercando di fare la minor fatica possibile. Una deformazione professione che deriva dal grande uso e dalla necessità di stancarsi il meno possibile. Imitarli è difficile, forse impossibile perché è solo una questione personale. Si riconoscono principalmente per una grande musicalità che creano manipolando il verticale non con i parametri classici, ma allungando di solito il primo punto della I quando è l’inizio di una parola facendolo diventare una N. Poi seguono più una sorta di musicalità propria sia per i tempi e sia come cadenza. Il risultato è una sorta di 12 musica indecifrabile per chi non ha esperienza nella ricezione, invece, a ben sentire si scoprirà che sono perfetti nella loro manipolazione, assolutamente perfetti, perché non sbagliano mai un carattere e ancora più straordinario lo trasmettono sempre nello stesso modo.
Potrei fare tanti nomi di radioamatori che manipolano il verticale in questo modo, purtroppo molti di questi non sono più tra noi e quindi, specialmente i nuovi O.M non saprebbero a chi mi riferisco. Però se avete tempo, un esempio di quello che sto scrivendo lo potete verificare ogni giorno o quasi sui 40 metri, più o meno su 7025 khz verso le 14.30 locali. Infatti c’è un gruppetto di OM, di una certa età, che hanno un QRX giornaliero. Purtroppo non tutti usano il verticale, o non sempre, però a volte… Ho notato poi, ricordo sempre che queste sono solo ipotesi mie, quindi prendetele per quelle che sono, che da una certa età in poi, a prescindere dalla bella manipolazione che ognuno di noi ha, si cerca di ascoltare più la “musica” che la forma corretta del Morse. Naturalmente sto parlando del verticale, infatti quasi tutti cercano di più questa forma musicale che ….altro. Ho osservato che anch’io, che ormai sono avviato verso la terza età, non riesco più ad essere “preciso” ma non perché ho qualche malformazione o cose varie, non mi piace più ecco, come se sentissi il CW che facevo fino a poco tempo fa arido, senz’anima. Cerco l’armonia, un suono più soave.
Sto combattendo questo fenomeno ma credo non riuscirò a vincermi perché quando ascolto una mia registrazione, “noto” questa differenza, e la noto sempre più. Sul verticale si saranno certamente scritte tante cose, metodi e metodi, per non parlare poi di chi non lo usa ma l’ascolta solo. Inutile credo dire altro perché è il piacere che si ha nel manipolarlo che la fa da padrone, nessun altro tasto da tanto piacere come trasmettere con quello più difficile che esiste al mondo. In conclusione direi che i tasti sono veri strumenti pregiati per chi effettua il CW. Le radio, nel senso di apparati, antenne, supporti vari, passano, invecchiano muoiono, ma loro no, anzi, più passa il tempo e più acquistano valore, anche se non quello commerciale, almeno quello sentimentale. Dal più sofisticato al più semplice ognuno ha la sua voce fino ad arrivare al verticale, il ticchettio che provoca per qualcuno potrebbe essere scambiato per lo sgradevole rumore che il martello provoca sull’incudine, è pur sempre una percussione, ma se questo qualcuno manca di sensibilità la colpa è solo sua o forse neanche, c’è nato così non ci può far niente. Purtroppo non potrebbe neanche godersi un pezzo di Buddy Rich.
https://www.youtube.com/watch?v=9esWG6A6g-k
Qualsiasi tasto anche il più scalcinato fa la sua bella figura anche se non lo si usa più. E’ il segno di un epoca, di un’ era dove lui era il padrone assoluto e chi lo sapeva usare era trattato alla pari di un musicista (anche se il paragone è improprio). Oggi si cerca di metterlo in mostra in vetrina, tanti O.M. li comprano solo per farli vedere a chi visita la loro stazione radio. Non avere tasti da mostrare sarebbe come un forno senza pane, una stazione ferroviaria senza treni, un porto senza navi.
Per molti ormai è solo un simbolo, come l’ancora 13 ricamata sulla maglietta dei marinai. Purtroppo forse in un domani ormai prossimo non ci saranno neanche più nelle vetrine della maggior parte degli OM. Già oggi nei contest sono spariti, ma che bello fare il CW col computer……che bello, quasi quasi mi compro una tastiera anch’io. Se lo facessimo tutti non si sentirebbero certi lamenti in aria, certi noiosi zappatori, certi ululati col semiautomatico, o certe melasse fatte col tasto doppio. Solo veloci e precisi 599… e… il gioco è fatto.
Natale Pappalardo IZ0DDD luglio 2013