Questo articolo è stato rivisitato nel tempo e quindi dall’originale ne è scaturito un secondo. Ho preso solo alcuni degli avvenimenti che nel tempo ho ritenuto degni di nota, non però quelli più significativi perché non sarei in grado di stabilire quali fra tutti sono più importanti rispetto agli altri. Il periodo di tempo preso in esame va da quando ero ragazzo fino ai tempi attuali, cioè anni 2020 ed oltre. Le circostanze o i fatti accaduti hanno suscitato in me varie riflessioni che non riesco a raccontare all’ascoltatore oppure al lettore, nel caso dell’articolo, con facilità. Chi mi ascolta mentre racconto, si perde in mille altre situazioni che niente hanno a che fare con il mio racconto. Forse seguendo i propri pensieri o convinzioni. E chi legge, poi mi pone delle domande che mi fanno capire che non sono stati molto attenti nella lettura, oppure io non sono riuscito a spiegarmi bene. Raccomando perciò al lettore di non perdere tempo a leggere solo per conoscere la storia come se fosse un romanzo, ma di concentrarsi almeno per quei pochi minuti necessari ad arrivare in fondo all’articolo. Non vorrei sembrare presuntuoso e giudicare chi legge ancor prima che lo abbia fatto, però quanto scrivo lo evinco dai vari amici e conoscenti che magari hanno letto senza convinzione o nessuna voglia, ma solo per farmi un piacere. Se siete riusciti a leggere questa breve prefazione, significa che ho la speranza di poter soddisfare la mia aspettativa.
La vicenda di Anconaradio ha messo in evidenza, oltre le tragedie e le esperienze di vita vissuta, anche delle considerazioni non ordinarie. Per esempio il continuo affermare di Ugo di non avere tempo, oppure dell’incubo di Maco, cioè la descrizione accurata della sua morte in acqua. Non desidero affatto accennare all’esperimento di non pensare a niente. Quello, pur avendo già scritto cosa ne penso, è talmente insondabile, che lo lascio sospeso per un altro articolo futuro, se mai riuscirò a scriverlo.
Mi preme però sottolineare che in entrambi i casi, c’è stata una precognizione: per Ugo solo la sensazione di non avere più tempo, mentre per Maco, con l’aiuto del sogno, la visione futura dell’annegamento. Sono state due coincidenze? Può darsi, però quando le coincidenze diventano tante, allora forse c’è dell’altro.
Cosa sappiamo di quello che ci circonda? Crediamo di conoscere molto ma in realtà noi sappiamo molto poco di qualsiasi cosa.
Non c’è bisogno infatti di toccare il fuoco per sapere che scotta, oppure di sapere che la superfice di un vetro è liscia. Sono cose ormai consolidate in noi e così per tutto ciò che vediamo e che sentiamo. Viviamo in un mondo conosciuto, l’esperienza di tutta una vita, specialmente quella vissuta all’inizio, anche quella già dentro il grembo materno, ci dà un sentiero ormai sicuro. Un palcoscenico dove noi attori ci muoviamo consapevoli di ogni cosa che ci circonda. Tutto inizia, tutto finisce, ogni cosa è misurabile. Il nostro mondo finito, talmente familiare che non serve quasi neanche vederle le cose, quasi neanche sentirle per sapere come sono. Non ce ne accorgiamo eppure diamo tutto per scontato. Come se in un computer avessimo una banca dati, che senza bisogno di elaborazione, ci desse automaticamente il 99% di quello che ci circonda relegando solo a l’uno per cento le cose “nuove”. In realtà sono sempre le stesse anche se disposte in maniera diversa, dove ogni novità viene sommersa, nascosta da tutto il resto che prepotentemente viene in evidenza. Certo a volte si hanno delle sensazioni che non riusciamo a capire, rimaniamo stupiti, increduli, ma poi non riuscendo a darci una spiegazione plausibile, come possano essere possibili e a cosa si riferiscono, le dimentichiamo come se non fossero mai esistite. Rifiutiamo quindi tutto ciò che è diverso dal nostro mondo conosciuto, talmente presi dal nostro quotidiano che non prendiamo in considerazione l’insolito, perché occorrerebbe soffermarsi, bloccarsi, forse cercare, tra le innumerevoli cose conosciute, quelle sensazioni appena accennate per trasformarle in cose reali. Andiamo dritti camminando coi paraocchi, come certi cavalli obbligati a non guardare di lato, a non rendersi conto. È la strada più facile, più semplice a cui tutti o quasi non si sottraggono.
Altezza, larghezza e profondità questo è il nostro mondo, ma è davvero così per tutti? Non potrebbero esistere esseri, che riescono a vivere contemporaneamente in quattro dimensioni? Per noi cosa sarebbero? Come potremmo chiamare questi esseri che sarebbero capaci di vivere anche nel tempo, dove questo non scorre obbligatoriamente in un solo senso e non ha una misura scandita perfettamente come siamo abituati a considerarlo noi? Per noi sarebbero degli Dei, esattamente come se ci fossero degli esseri viventi in solo due dimensioni, per esempio le figure di un cartone animato, di una fotografia, cioè senza profondità, non potrebbero mai concepire nella loro mente, esseri come noi, capaci di quest’altra dimensione. Matematicamente sono a conoscenza che i nostri scienziati dicono che attualmente le dimensioni possibili siano almeno 8 e nulla ci vieta di scoprirne ancora altre.
Prendiamo per esempio soltanto la quarta dimensione che tutti considerano sia il tempo.
È incredibile come a volte il tempo scorra tanto rapido da non riuscire praticamente a fare niente in tempo. Corre come un forsennato tanto da non riuscire a stargli dietro. I minuti scorrono rapidi come secondi e si susseguono senza sosta inesorabilmente. Intorno a noi tutto è frenesia, velocità. Solo tu non riesci a stare in sintonia con quanto ti circonda. Tutto finisce troppo presto, proprio come se il tempo volasse via. Questo capita di solito quando siamo immersi in qualcosa che ci soddisfa, che ci piace. Il tempo quindi vola!
Altre volte, magari quando siamo in attesa di qualcuno o di qualcosa, oppure siamo impegnati in un lavoro noioso, pesante, stancante, il tempo pare fermarsi. Non passa mai! Naturalmente per entrambe le situazioni in realtà il tempo scorre sempre allo stesso modo. Abbiamo degli strumenti molto sofisticati che lo misurano e che non commettono errori. Perciò sono solo le nostre sensazioni che determinano la differenza di una situazione dall’altra.
Però è davvero così? Oppure ci stiamo sbagliando?
Il tempo è un'invenzione dell'uomo! Non è vero che scorre sempre uguale, questo lo crediamo perché vogliamo supporlo. Lo misuriamo con la rotazione della terra e da lì abbiamo calcolato tutto quanto ne consegue. Ormai fa parte di noi, niente si fa senza tener conto del tempo. Quando nasci, quando muori, tutto è scandito dal trascorrere del tempo. I nostri battiti del cuore, il nostro lavoro, riposo, divertimento. Ogni cosa è vista in virtù del tempo che noi erroneamente crediamo sia immutabile, incomprimibile, indilatabile, inalterabile, esatto.
Poi con teorie incredibili abbiamo scoperto che man mano che ci avviciniamo alla velocità della luce, il tempo rallenta. Da qualche decennio, abbiamo analizzato concretamente che questo è vero e che se ci avventurassimo in un viaggio spaziale a velocità prossima a quella della luce, al nostro ritorno sulla Terra, sarebbe trascorso molto più tempo di quello che invece risulterebbe a noi viaggiatori. Però non c'è bisogno di scomodare gli scienziati e l'universo, bastano esempi normali che ognuno di noi ha vissuto per determinare che in effetti il tempo non scorre sempre nello stesso modo. Certo l'orologio lo scandisce sempre uguale, ma quello è il compito che gli abbiamo dato e quindi è logico che sia così, anzi se lo strumento non è preciso, per noi non serve. Poi ormai è assodato che la gravità influenza lo scorrere del tempo. Infatti più si è vicini al suolo e più il tempo scorre rallentato. Ciò era soltanto una teoria ma ultimamente con i nostri strumenti sempre più sofisticati, abbiamo appurato che man mano che ci allontaniamo dalla terra, il tempo scorre più velocemente. Tanto che possiamo affermare che chi vive in un grattacielo invecchia prima rispetto a chi vive al livello del mare.
Come mai sogni che durano solo pochi secondi, ci fanno vivere sensazioni di ore se non di giorni?
Riusciamo a velocizzare in maniera impressionante il vissuto di un sogno, eppure vivendolo, lo scorrere del tempo è lo stesso di quando siamo svegli.
Basta verificare semplicemente quanto possa durare una semplice caduta, per noi o per gli altri.
Per chi ci guarda è solo un attimo, mentre per noi, cadendo, si apre un mondo di pensieri, tutta una serie di fotogrammi che raffigurano la caduta, come se davvero fosse una sequenza al rallentatore. Pensiamo anche che siamo stati stupidi a non stare attenti e mentre si cade, si riesce anche a pensare alle conseguenze, alle eventuali ferite, insomma abbiamo un sacco di tempo a disposizione mentre per un osservatore è un battito di ciglia.
Non essendo ancora mai morto, non sono in grado di descrivere se è vero che in punto di morte ci passa davanti tutta la nostra vita, ma penso che coloro che sono stati almeno per poco, sospesi tra la vita e la morte e hanno vissuto questa esperienza, riuscendo a raccontarla, dicano la verità.
Come se ad un certo momento, si apra un varco temporale dove è possibile che la dimensione tempo, non proceda più nel modo consueto. Non saprei certo spiegare come scorra o perché ciò accada, però mi riferisco a quando siamo meno coscienti, meno concreti. Quando siamo in una situazione in cui parte di noi è alla completa balia dell’incoscienza, per esempio nei sogni, sotto l’effetto di allucinogeni o droghe varie, oppure talmente debilitati fisicamente da non rispondere in pieno della nostra capacità psicofisica.
Come se in quelle situazioni appena scritte, la nostra mente si apra a delle sensazioni altrimenti negate da tutto ciò che abbiamo ormai registrato ed elaborato durante tutta la nostra vita. Anche se i più dichiarano che semplicemente i soggetti in queste condizioni siano fuori di sé completamente e delirino. Alcune volte è vero altre volte invece no.
Pseudo scienza o contastorie
Perché siamo così sicuri di quello che scopriamo, o meglio crediamo di aver scoperto? Perché prendiamo per buono e per certo che le cose siano così? Forse perché dopo tutto la scienza è per noi l’unica maniera per avere spiegazioni. Quando qualcosa si può replicare in laboratorio, allora viene presa in esame come possibile, altrimenti è tutto evanescente, indefinibile.
Chissà quante cose si sono scoperte, ma non potendole poi provare con dei test o esperimenti vari, sono praticamente nulli per la scienza ortodossa. Per fortuna esiste anche un’altra scienza o pseudo scienza, quella del paranormale che si occupa dei casi anomali, cioè di tutti quei fenomeni che non potendo essere provati e replicati, almeno il più delle volte e in maniera continuativa, non possono essere ammessi nella scienza ordinaria.
Nella pseudoscienza o fenomeni del paranormale rientrano tante di quelle cose che non credo si sia mai fatto un elenco per dividerli a seconda dei principi che li contraddistinguono. Non sono in grado nemmeno di catalogare i libri che possiedo per argomento, figuriamoci se posso mettermi a fare elenchi del genere, però parlando del tempo, sono affascinato moltissimo da quello che a volte ognuno di noi scopre, magari sognando, come scritto sopra, che il tempo si accorcia o si allunga in maniera incomprensibile. Ma non solo questo, anche la possibilità che alcuni di noi, magari anche con l’aiuto di farmaci, droghe oppure con la classica sfera di cristallo, tanto per dirne una, mi riferisco alle cartomanti o gente che ha proprietà incredibili che rasentano la magia, di predire il futuro. Magari il 99% saranno contastorie, però quell’uno per cento che non lo è, mi incuriosisce molto.
Questo potrà sembrare infantile, ingenuo, però ho avuto la maniera di constatare con mano, che dare uno sguardo a quello che sarà, qualche volta è possibile. Spesso coloro che hanno questa facoltà sono considerati stregoni o semplicemente sotto il dominio di demoni. Per la nostra religione tutto ciò che è al di là della nostra comprensione, nel nostro presente, viene dal maligno o comunque non è credibile. Con poche eccezioni che la Chiesa valuta con molta circospezione.
Io non ho la possibilità di confermare o smentire questa affermazione che è scritta nella Bibbia, però credo che nessuno di noi possa farlo. Semplicemente ci sono persone che credono fermamente nei vangeli e nel resto della Bibbia perché hanno fede ed altri, come me, che si chiedono sempre il perché di ogni cosa, anche se sono consci, che nemmeno in tutto il tempo che gli rimarrà da vivere, avranno mai una risposta soddisfacente.
Il mio problema fondamentale è la “CONSAPEVOLEZZA” cioè essere consapevole che tutto viene misurato con gli strumenti e questi possono essere quelli dei nostri sensi oppure quelli costruiti apposta per un dato scopo. Per quanto riguarda i sistemi di cui siamo dotati dalla natura, la consapevolezza ci dice che sono molto poveri, insufficienti rispetto almeno a quelli di molti del mondo animale e comunque sappiamo che, rispetto a tutto quello che ci circonda, noi siamo in grado di vedere e di sentire quasi niente. Possiamo però essere sicuri che le cose non sono affatto così come le percepiamo, anzi in tutti i modi possono essere, meno come crediamo che siano.
Per esempio se al posto dei nostri occhi ne avessimo uno piccolissimo in grado di vedere lontanissimo e un altro grandissimo ideale per le cose microscopiche, entrambi con la possibilità di ruotare come quello dei camaleonti, l’elaborazione della visione di un oggetto, non sarebbe certo uguale a come lo vediamo normalmente. Senza naturalmente pensare alla gamma piccolissima dove siamo abituati a “vedere”. Ma in definitiva anche quello che tocchiamo lo facciamo con i nostri “strumenti” molto rudimentali. Non facciamo altro che trasmettere al nostro cervello una piccola corrente elettrica variabile che lui elabora. Molto relativo, esageratamente relativo. Mi sono sempre chiesto come “sentono” i cani, non solo con le orecchie, ma soprattutto col naso. Dicono che hanno l’olfatto un milione di volte più potente del nostro, altri dicono meno, però pur sempre prodigioso. Sarebbe davvero un altro mondo per noi.
Anche le strumentazioni sempre più precise e sofisticate che la tecnologia ci consente di progettare, costruire e usare, sono sempre concepite partendo dal nostro metro che ricordo non è quello universale, ma solo il nostro, quello umano. Sempre se ne esiste uno universale.
Il nostro cervello elabora quello che i nostri strumenti percepiscono, poi l’esperienza di tutta una vita ci consente di tener conto anche di altre cose che diamo per scontato per averle apprese prima.
In pratica siamo sordi e ciechi eppure in queste condizioni ci permettiamo di affermare che questo esiste e quest’altro non esiste. Insomma chi non sa insegna, d’altra parte si va avanti per gradi, noi dobbiamo ancora iniziare ad essere consapevoli. Il primo scalino o livello è ancora lontano.
Questo per il mondo esterno, mentre per quello interno, dove dovremmo essere più consapevoli, siamo ancora più indietro. Ci stiamo appena accorgendo che esistono non uno ma vari universi interi da scoprire.
Forse per andare avanti siamo obbligati a mettere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, e non tener conto di nient’altro se non quello che la nostra natura ci consente piano piano di scoprire, lasciando perdere e non calcolando tutte le altre situazioni che al momento per noi sono incomprensibili. Ma questo non significa che non esistano o che siano solo fantasie.
Uno di questi argomenti non spiegati scientificamente e quindi inserito tra i misteri incomprensibili o addirittura considerato futile e comico tanto da non essere preso in esame nemmeno come possibilità futura, è la predizione o la capacità di vedere cosa avverrà dopo.
Ho toccato con mano questo fenomeno e non da adesso ma già da molti anni, all’epoca in cui mio fratello era ancora un bambino. Mi riferisco ad oltre cinquant’anni fa.
Mio fratello infatti era solito raccontare a noi familiari appena sveglio, i sogni della notte. Erano sogni ordinari, di vita comune e quindi nessuno di noi, in famiglia, ci faceva caso. Però una volta ci disse che aveva sognato che nostro padre sarebbe tornato a casa quella mattina stessa. Questo lo elettrizzava molto, tanto da dirlo a tutti con insistenza. Vedendo che la cosa non veniva valutata da nessuno di noi, si mise a parlare con la nostra cagnetta. Lea, questo era il nome della nostra amica a quattro zampe, si mise subito davanti alla porta d’ingresso tutta agitata in attesa dell’arrivo di papà. Mia madre lo rimproverò perché Lea si agitava tutta, come solo i cani sanno fare quando attendono una persona cara. Mio fratello invece di smettere continuò a dire che sarebbe arrivato fra poco e lo diceva con una sicurezza disarmante. – Ma io me lo sono sognato! – Me lo sono sognato! Tutti in qualche modo cercammo di consolarlo, essendo un bambino e questo perché nostro padre, essendo un marittimo, il quel momento si trovava in Messico. – Ma io me lo sono sognato, arriva ne sono sicuro – Ci faceva tenerezza ma poi, quando dopo solo un’ora mio padre suonò alla porta di casa, rimanemmo esterrefatti. Mio padre spiegò in seguito, che a causa di un incidente fu sbarcato d’urgenza per accertamenti clinici in Italia.
Pensammo tutti a una coincidenza, però quando poi le concomitanze si ripeterono in continuazione cercammo di capire come mai lui avesse la facoltà di sognare cose che poi sarebbero accadute.
Si arrivò al punto che ogni volta iniziava a dire di aver sognato e raccontava il sogno, tutti restavamo in attesa preoccupati. Spesso mia madre si sedeva prima di farlo andare avanti.
Naturalmente questo non capitava ogni giorno, solo ogni tanto. Poi da grande mi confessò che lui sognava ogni notte e che credeva che fosse normale sognare quello che sarebbe successo l’indomani. Quando si rese conto che solo lui poteva farlo, si preoccupò allarmandosi di non essere normale. Si chiuse in un mutismo eccessivo tanto che mia madre lo fece visitare da uno psichiatra.
Poi nel tempo riacquistò sicurezza in sé stesso, ma man mano che cresceva, i sogni, quel tipo di sogni, arrivarono sempre più raramente.
Ricordo però due episodi tra le decine di altri che mi hanno colpito di più. Il primo, ormai adulto e anche lui navigante come mio padre, mentre stava preparando la valigia per partire. Io ero appena entrato in casa di mia madre dove lui ancora viveva. Gli chiesi quando e dove dovesse imbarcarsi. Lui mi rispose che si era sognato che sarebbe dovuto andare sulla Motonave “Rossellaemme”, la nave che era considerata la più vecchia e malandata di tutta la flotta Messina. Perciò era di cattivo umore. Cercai di consolarlo dicendo che era solo un sogno, magari non si sarebbe avverato. Lui con un sorriso malinconico continuò a mettere dentro la valigia gli indumenti che mia madre gli aveva preparato. – L’ho sognato Lino, lo sai che quando sogno…… In quel momento squillò il telefono e lui prontamente rispose. Sentii distintamente queste parole: - Sì signor Buffa, ho capito, Rossellaemme, domani mattina a Genova, la ringrazio a presto. Pur sapendolo non potei che restare a bocca aperta ancora una volta, mentre lui mi guardava con aria rassegnata.
L’altro episodio risale a circa 34 anni fa. Io lavoravo a Romaradio e lui era imbarcato su una nave supporto in Congo. Una sera lo chiamai al radiotelefono per sentire come si trovava su quella nave che effettuava lavori sottomarini. Mi disse che tutto sommato stava bene anche se l’equipaggio era strano perché per lo più erano subacquei. Poi mi raccontò che si era sognato che mi era nata una bambina. Me la descrisse tanto bene che mi parve quasi di vederla. Dopo parecchi mesi, verso le due del mattino mi telefonarono dall’ospedale, dove mia moglie era ricoverata da circa un mese per una gravidanza difficile. Aveva la gestosi. Mi dissero che l’avevano portata in sala travaglio.
Corsi da Fiumicino all’ospedale Gemelli arrivando in breve tempo data l’ora e passando dal pronto soccorso, perché l’ingresso principale era chiuso, arrivai al reparto maternità. Davanti al vetro che divideva il reparto coi neonati vidi decine e decine di culle con dentro piccolini che mi sembravano tutti uguali. Sapevo che era femmina la mia ma non sapevo quale di quelle culle conteneva mia figlia. Accanto a me c’erano due signori in attesa e notando la mia frenesia mi indicarono il citofono posto a lato della parete. Lo suonai e subito un’infermiera si avvicinò chiedendomi cosa desiderassi. Gli riferii che ero stato chiamato una mezz’ora prima per…. Non mi fece finire di parlare, attraverso il vetro accennò con la mano di attendere e girandomi le spalle si avvicinò ad una fila di culle che si trovavano sulla parete di fronte a me. Notai fra tutti i neonati una figurina con il viso bianchissimo più chiaro di tutti e senza esitare indicai lei come mia figlia:
eccola quella è Roberta, è quella!!! Quella più chiara di tutti - Notai nei volti dei due signori un’aria quasi di commiserazione, come se stessi vaneggiando. L’infermiera, invece, prese proprio quel fagottino col visetto bianco bianco e tornando indietro me lo mostrò. Era esattamente come me l’aveva descritta mia fratello, precisa! Quando andai via feci in tempo ad osservare l’incredulità che si poteva leggere nei volti e nei gesti che quei due signori si scambiavano. Non potevo certo dire loro che me l’aveva descritta mio fratello molti mesi prima via radiotelefono mentre stava in Congo! Rimasero sconcertati perché non si trattava di aver indovinato fra tante culle proprio quella di mia figlia, la mia era una certezza e questo non riuscivano a spiegarselo.
In realtà non me lo spiegavo nemmeno io però i fatti sono fatti.
Questo genere di avvenimenti si susseguivano da molto tempo anche se ogni volta era sempre più lungo il tempo che passava tra un sogno di questo genere e un altro. All’inizio era giornaliero e i sogni mostravano solo l’indomani, poi mio fratello sognò avvenimenti che sarebbero avvenuti in un futuro prossimo. Alcuni sembravano pure fantasie ma poi quando si realizzavano …… si rimaneva senza parole.
Cercai di approfondire questa questione con varie domande del perché e del come tutto ciò avvenisse in lui ma non c’erano spiegazioni logiche. Erano solo sogni e questi diventavano sempre più rari, tanto che a poco a poco non ne parlammo più. Poi e questo si è verificato solo circa 4 anni fa, mi raccontò di un nuovo sogno. Era entrato in giardino da me e accanto ad una aiuola aveva notato un bambino biondo e ricciuto che giocava. Sapeva che era il figlio di Roberta mia figlia, che all’epoca era ancora incinta del primo figlio. Quindi tutti fummo convinti che avrebbe fatto maschio. In realtà l’ecografia non escludeva questa possibilità perché non si era mai visto bene quel tratto di corpo malgrado le varie visite effettuate. Però il medico era convinto che c’erano moltissime possibilità che fosse femmina. Nacque infatti Sofia con i capelli rossi!
Mio fratello aveva “toppato” INCREDIBILE!!! Eppure lui non era convinto: - ma io l’ho visto, vi assicuro che era maschio e biondo. – L’evidenza però non poteva essere smentita.
A distanza di circa un anno e mezzo Roberta partorì un bambino biondo e ricciuto…. Ho detto tutto!
Di episodi ne potrei citare moltissimi ma non avrebbero alcuno scopo. Quello che importa è che lui, mio fratello intendo, tramite i sogni, riusciva a “vedere” nel futuro. Certo non poteva scegliere quando e cosa sognare, avveniva semplicemente. Anche se una volta mi disse che desiderava tanto sapere cosa avrebbe partorito sua moglie che era incinta. Era curioso di sapere com’era il viso e il sesso della sua creatura, insomma voleva conoscerla ma non riusciva a sognarla. Mi spiegò che lui prima di addormentarsi pensava fortemente a quello che desiderava sognare, qualche volta ci riusciva, il più delle volte no. Dopo qualche tempo mi confessò che l’aveva vista, era femmina e non riusciva a
definire a chi assomigliasse, forse alla moglie ma anche notava qualcosa di sé. Dopo qualche tempo nacque Cristina, una miscellanea tra lui e la moglie.
Io non voglio dar credito a coloro che scrivono o dichiarano che riescono a predire il futuro, però non posso negare che, alcuni episodi accaduti a me personalmente e che ho descritto, mi hanno fatto riflettere molto e tutt’oggi non sono riuscito ad arrivare a nessuna conclusione. Ho solo tanta confusione ma di sicuro esistono “cose” incomprensibili. Una spiegazione ci sarà ma a me e a tutti quelli che conosco, ci è negata.
Cartomanzia
Altro fenomeno sempre legato al futuro ma visto da un altro angolo, non saprei come spiegarmi meglio.
Molti anni fa, mio cognato, che possedeva una piccola ditta di manutenzione stradale si lamentò perché gli avevano rubato un gruppo elettrogeno diesel molto potente che lui aveva noleggiato per effettuare dei lavori stradali. Ci riferì che era sul cassone del camion pronto per essere trasportato sul luogo di lavoro e ben chiuso nel recinto dove teneva tutti gli attrezzi e macchinari da lavoro. La cosa strana era che non si trattava di scasso, infatti le serrature erano chiuse e anche i lucchetti risultavano perfettamente in ordine. Però il gruppo elettrogeno non era più sul camion. Coloro che lo avevano portato via si servirono di un muletto o di una piccola gru e di un mezzo di trasporto. Quindi erano attrezzati e molto competenti. Mio cognato dopo la denuncia ai carabinieri si recò da una vecchietta di Ostia Antica che faceva le carte. Lo avevano informato che quella “signora” riusciva a trovare tutto, qualsiasi cosa.
A casa di Guglielmina, si chiamava così, mio cognato ci andò mal volentieri perché non credeva a quelle cose, ma non doveva pagare niente, solo un’offerta se voleva…Alzò il mazzo di carte con la mano sinistra, si accertò di non avere le gambe incrociate, e poi attese mentre la vecchietta metteva le carte in ordine sul tavolo una alla volta: - cosa hai detto che ti hanno rubato? – chiese con voce un poco roca, da vecchia – Un gruppo elettrogeno – rispose – cos’è scusa una specie di camion? – No è un motore che produce elettricità mi serve per…Guglielmina l’interruppe – era di colore blu? – Sì, sì, era blu ma come…- Mi spiace ma non lo troverai più - continuò come se non lo avesse sentito. - Lo sapevo che era una fregatura venire qui – si lamentò mio cognato. - Ti ho solo detto che non lo troverai più ma aggiungo che scoprirai chi è stato a rubartelo, anche se non potrai fargli niente. – Non gli farò niente? Domandò quasi alterato mio cognato Nino - Tu dimmi chi è stato e poi ti faccio vedere io come glielo faccio sputare. - Guglielmina si impaurì per la veemenza che vedeva in lui. Certo Nino faceva paura, alto quasi un metro e ottanta, molto robusto, il classico camionista di una volta per intenderci e poi anche molto adirato in quel momento. – Non te lo posso dire chi è stato perché non lo so, però le carte dicono che questo coso si trova a 30 chilometri da dove ti è stato portato via e che tu conosci benissimo questa persona. Ti ripeto però che quando lo troverai, ti renderai conto che è stato lui a rubartelo ma non potrai fargli niente. - A 30 km sei sicura? – Si sono sicura 30 Km.
Tornato a casa Nino prese una mappa della città di Roma e disegnò un cerchio mettendo come centro il suo deposito e per raggio 30 km, poi si mise a controllare, passando un dito sul segno della matita che aveva creato. cercando di capire o ricordare se quei posti che gli scorrevano sotto il dito avevano un certo riscontro, di qualsiasi genere. Ad un tratto si bloccò perché aveva riconosciuto sotto il suo polpastrello la zona dove abitava suo cognato, o meglio il fratello di sua cognata che aveva lavorato con lui fino a due anni prima e che a quel tempo era in possesso delle chiavi del deposito.
Non perse tempo si mise in macchina come una furia. Durante il tragitto gli vennero in mente mille pensieri uno più cattivo dell’altro. Arrivato sul posto entrò dentro la proprietà del lontano parente guardandosi in giro per vedere se il gruppo elettrogeno fosse in vista, ma malgrado ci fossero tanti motori e attrezzi vari, il suo elettrogeno non c’era. Forse era nascosto…. Quando fu di fronte a suo cognato, questi sbiancò e fece una faccia sbalordita. Nino si rese conto che era stato lui il ladro, ma anche che non poteva accusarlo di niente. Lui avrebbe negato e perciò gli raccontò che stava passando da quelle parti e ne aveva approfittato per fargli visita. Guglielmina aveva avuto ragione: non poteva fargli niente, ma era stato lui a rubarglielo, nessun dubbio!
Dopo questo episodio parecchi di noi in famiglia andarono a trovarla. Tutti avevamo da chiedere qualcosa e questo capitò anche a mia moglie e a me. Ci recammo ad Ostia Antica per tre volte e ogni volta poi appurammo che tutto quello che ci aveva predetto si avverava, anche cose che non gli avevamo chiesto. Come la nascita di nostra figlia Roberta che all’epoca non era prevista assolutamente. Di comune accordo con mia moglie decidemmo di non andare più a trovarla perché ci spaventammo molto. All’inizio era solo per curiosità ma poi il conoscere cosa ci aspettava, nel bene e nel male ci metteva a disagio, molto a disagio.
Come scritto prima tutte queste percezioni extrasensoriali, chiamiamole così, alcuni dicono che provengono dal demonio. Oggi solo lui ha questo potere e quindi coloro che hanno queste facoltà sono sotto il suo influsso. Altri come me, invece, non credendo a queste cose, chiamiamole di magia nera, sono portati a pensare, invece, che la spiegazione possa esserci proprio in un contatto che, per non si sa quale motivo, avviene tra la dimensione tempo e le nostre conosciute. Poiché da qualche anno mi sto dedicando, per curiosità allo studio della Bibbia, considero i demoni solo dei concorrenti al Dio della Bibbia Yahweh, come Kamosh, Milkom, Moloch ecc. Mentre Satana è soltanto un personaggio che esercita un ruolo a tempo determinato di accusatore. Non posso permettermi in questo articolo di dare ulteriori spiegazioni perché già ho approfondito su un altro pezzo chiamato “I Demoni”, le mie conclusioni dopo aver letto la Bibbia.
Comunque avrei altri fatti da raccontare, dico fatti non dicerie, sempre riguardo a persone che hanno la facoltà di far trovare cose, animali o cose scomparse. Non desidero però parlare di Gérard Croiset, chiamato l’uomo di Utrech, perché personalmente, malgrado universalmente è risaputo che aiutava persino la polizia a ritrovare le persone scomparse, io non ho “toccato con mano”. Mentre ho le prove concrete di un’altra signora molto anziana che nel paese dove ho vissuto per qualche tempo, Allumiere in provincia di Roma, era chiamata la fioraia, solo perché si manteneva quasi esclusivamente fabbricando fiori di carta. Ebbene questa vecchietta, sempre con le carte, questa volta quelle ordinarie, da tre sette per intenderci, era solita far ritrovare gli animali che si erano smarriti oppure rubati, pur non conoscendo il luogo dove questi animali si trovavano, perché non si muoveva quasi mai da casa essendo ipovedente. Però descriveva i luoghi con tanti di quei particolari che i suoi “clienti” capivano perfettamente dove andare.
Anch’io una volta l’interrogai circa il mio futuro, perché lei non era “specializzata” soltanto per i ritrovamenti, ma anche per dare uno sguardo nel futuro.
Erano momenti per me difficili riguardo il mio lavoro e perciò mi rivolsi a lei per conoscere cosa mi aspettasse. Confesso che allora ci andai pieno di molte perplessità, ma essendo una vicina di casa, la sua abitazione era solo a dieci minuti di strada a piedi, mi feci una bella passeggiata accompagnato da mia moglie.
La fioraia ci avvisò subito che lei non era in grado di predire niente, a volte aveva delle sensazioni, come delle visioni ma non conosceva perché ciò avveniva. Poteva capitare che facendo le carte non sarebbe successo niente, non era una cosa certa. Gli chiesi se nel giro di poco tempo avrei cambiato lavoro. Lei fece un giro di carte e si meravigliò dicendo che vedeva tanto denaro. -Ti arriverà tanto denaro – Come tanto? Quanto? –Domandai io interessatissimo – Tanto ti dico, proprio tanto. –
In effetti ero in attesa della liquidazione per l’ultimo imbarco che avevo fatto. Certo erano un bel po' di soldi ma tutto sommato sempre poca roba. La questione era che per lei una simile liquidazione pareva un’enormità, abituata a vivere praticamente con niente. Poi mi disse che avrei fatto un viaggio che mi avrebbe portato lontano, molto lontano e questo mi fece capire che la mia vita non sarebbe cambiata, almeno per il prossimo futuro. Ero in attesa di essere chiamato dalle Poste per lavorare finalmente a terra presso la stazione costiera di Romaradio, ma non ci fu bisogno di dirgli altro, con quella risposta mi aveva già dato la sentenza purtroppo.
La fioraia era una vecchietta dolce e si meravigliava sempre quando gli chiedevano come facesse ad essere tanto precisa quando descriveva una cosa o un posto. Soleva dire che lei non sapeva niente, a volte “vedeva” nella mente un luogo, una situazione ma senza avere idea del perché accadesse.
Destino
Il tempo o quello che comporta ha tanti di quei risvolti che queste mie analisi sono solo alcune che mi passano per la testa. Infatti sono anche molto affascinato da quello che tanta gente chiama destino. Quante volte abbiamo sentito dire che quello era “destinato”? Magari si era salvato dall’incidente aereo, mentre tutti erano deceduti nel disastro, solo perché non era riuscito ad arrivare in tempo all’aeroporto. Di questi episodi ognuno di noi ne conosce moltissimi. Ma poi pensiamo che sono solo coincidenze, anche se molto strane.
In effetti sembra che siamo noi che scegliamo il nostro “destino” esattamente con le scelte che facciamo di volta in volta. Se non fossi passato per quell’incrocio non avrei avuto quell’incidente.
Oppure, se non mi fossi fermato un attimo a salutare l’amico incontrato avrei preso il semaforo rosso e quindi perdendo tempo non mi sarei poi scontrato con l’automobile all’incrocio successivo.
Pensiamo di essere noi la causa che poi provoca l’effetto. Sono quindi le circostanze che noi possiamo scegliere in un modo o nell’altro che determineranno il nostro futuro.
Se le cose stessero proprio così, tutto quello che ho scritto sulle predizioni non avrebbero senso. Infatti nessuno potrebbe predire cosa avverrà domani perché le variabili potrebbero essere infinite. Invece, se diamo retta a quei sogni particolari o alle visioni, chiamiamole così, non esiste alcuna altra possibilità. Mio fratello ha visto Flavio nel giardino di casa mia, non un altro. Si può però pensare che quello che non ha indovinato non lo prendiamo in considerazione. Ma lui ha indovinato tutto! Come scritto precedentemente ci sono sogni e sogni, non sono tutti uguali. Io mi riferisco solo ad alcuni che non possono essere scambiati con altri.
Prendendo per buono perciò che il futuro è uno solo, perché quando accade che si riesca a percepirlo poi avviene esattamente così, possiamo dire che mentre per noi, il “fatto” non è ancora successo, per altri, mi riferisco a quegli essere eccezionali che riescono a vivere nelle 4 dimensioni, per esempio, può già essere successo. Mi spiego meglio. Per aver visto qualcosa, qualsiasi cosa, significa che quella cosa nel momento in cui si ha la visione, non importa come ottenuta, sta accadendo. Magari poi per noi accadrà solo domani o fra 10 anni, non importa, quello che conta è che nel momento esatto in cui si ha, chiamiamolo il contatto, è realtà.
Quindi se per ipotesi potessimo avere un continuum e non solo pochi istanti di “contatto” potremmo vedere per esempio i figli dei nostri figli.
Questo mi porta a pensare che noi sbagliamo completamente modo di pensare, quando crediamo che per esempio, una coppia si conosce, si ama, si sposa e poi crea dei figli. Concetto difficile da spiegare
perché questo è quello che accade nella realtà, ma se andiamo a vedere meglio, dovremmo renderci conto che, i figli creati dovevano esserci nella linea temporale a noi esclusa. Ecco perché quella coppia si è conosciuta, amata e poi sposata. Tutto l’inverso di quello che pensiamo!
Questa considerazione l’ho appena accennata perché è molto complessa. Mi trovo in difficoltà perché mi pongo tante domande che al momento non riesco a soddisfare. Mi riferisco a risposte che in qualche maniera attenuano la mia curiosità, non certamente alla soluzione dei quesiti, ci mancherebbe. Per fare un esempio, da bambino mi chiedevo sempre come tutto si sia creato. Per la religione è stato Dio, ma a lui chi l’ha creato? C’è sempre stato…. e sempre sarà. Ecco questa è una soluzione che non mi soddisfaceva allora e neanche oggi. Invece sono più pronto a credere che di inizi ne esistono molti, un infinito e che l’inizio, un qualsiasi inizio non sia altro che la fine di un altro. Quindi niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma (Lavoisier). Nell’impossibilità di risolvere questo problema, questa soluzione mi sembra accettabile, perché non tutte le domande sono corrette porre, cioè pensare come siamo abituati noi, che ogni cosa inizi e poi finisca. Siamo sicuri che tutto debba funzionare così? A meno che Dio non sia poi l’universo, anzi i vari universi ed io facendo parte di esso, posso affermare senza essere smentito che Dio sono un po' anch’io. Quando ne parlai ad un prete mi fermò subito dicendo di non bestemmiare.
Per fortuna il mondo è pieno di persone concrete e affaccendate nel proprio lavoro. Molti pensano solo a fare più soldi possibili e quindi a produrre sempre maggior interessi, molto più per loro stessi che per gli altri a dire il vero, ma intanto si va avanti. Se invece il mondo doveva tener conto e far affidamento su persone come me, poche per fortuna, non sarebbe durato molto credo.
Ognuno dopotutto è fatto come è fatto, non può cambiare. Io non potrei mai essere un individuo portato solo a produrre, lavorare, fare. Avere in mente solo il guadagno, il successo, il potere, assolutamente no, non potrei mai farlo e sinceramente, anche se ne avessi le capacità, non lo farei per mia natura e per mia scelta. Un po' come quell’aneddoto che probabilmente è conosciuto da tutti, quello della rana e dello scorpione.
In sintesi … uno scorpione, dopo un violento temporale si era salvato rifugiandosi in cima ad una grande roccia che era circondata dall’acqua. Non sapendo nuotare attese qualcuno che potesse salvarlo. Dopo molto tempo passò una rana che nuotava senza problemi. Lo scorpione chiese aiuto: - fammi salire sopra di te ti prego, non ce la faccio più a restare qui sopra. – Fossi matta rispose la rana, così tu mi pungi, no assolutamente no. – Ma cosa vai a pensare – piagnucolò lo scorpione – come puoi pensare che io uccida la mia salvatrice – In effetti quello che dici è vero, però io ho paura lo stesso. – Ti prego, basterebbe solo un piccolo tratto, te ne sarei sempre grato, ti prego. - La rana si fece convincere e avvicinandosi alla roccia lo fece salire sulla propria schiena. - Grazie sei molto buona, sono proprio sfinito - sussurrò stanchissimo lo scorpione tenendosi aggrappato alla rana. Poco prima di arrivare al sicuro la rana senti un violentissimo dolore – ma…ma.. mi hai punto!
Tu mi hai punto, come hai potuto? Adesso moriremo entrambi, sei pazzo, pazzo! – Si moriremo entrambi, scusami, non ho potuto resistere, non sono pazzo ma questo è nella mia natura. –
È la mia natura che mi porta a scrivere queste cose. Ognuno si dedica a ciò che più gradisce, perché siamo sempre indaffarati, pieni di problemi e quando finalmente abbiamo dei momenti liberi li sfruttiamo cercando di rilassarci il più possibile. C’è chi legge un libro, chi va al cinema, al teatro, chi ascolta musica, ecc.
Raramente riusciamo ad incontrare degli amici e parlare del più e del meno. Infatti vengono fuori quasi sempre i problemi individuali che tutti, chi più chi meno abbiamo e quindi quasi mai si “cazzeggia” come invece ci piacerebbe fare.
Questo modo di “discutere” con gli amici sarebbe sul serio un bel rilassamento. Quando invece siamo soli con i nostri pensieri e perciò in ottima compagnia, ci sono sempre delle priorità da soddisfare: la fidanzata, il lavoro di domani per chi lo ha, oppure la ricerca di un impiego qualsiasi, come arrivare alla fine del mese, quasi sempre preoccupazioni e questo per chi è in salute…. Insomma solo pochi fortunati riescono a godersi la vita economicamente parlando: viaggi, vestiti alla moda, automobili di lusso e naturalmente il cercare di comparire, lo sforzo immane di dimostrare di avere, più che essere. Una grande sceneggiata immagino.
Certamente poi ci sono tutti gli altri che riescono a conciliare parecchie cose insieme, ma sono pochi e si trovano sia tra i primi che tra i secondi.
In tutti i casi il pensare, considerare, meditare a cose non concrete, che non danno niente e soprattutto non portano nulla in tasca, oggi sembra essere una cosa inutile. Però tutti ci difendiamo dicendo che non abbiamo tempo per queste “sciocchezze” ci sono cose ben più importanti da portare avanti. Beati coloro che hanno questa possibilità, che fortuna non avere niente da fare…….
Io da sempre, almeno da quando ricordo, ho sempre ritagliato del tempo per “cazzeggiare”. Certo ho avuto periodi in cui non ci riuscivo, ma appena le cose ritornavano diciamo normali, ecco che subito mi mettevo a meditare, a considerare, magari cose senza senso, solo per il piacere di farlo.
E va bene, lo confesso, non avendo niente da fare, CAZZEGGIO…
Luglio 2023