Salvatore Marino IK0ATK racconti di vita
RACCONTO BREVE DI FANTASCIENZA
Tutto ricomincia
Ero stufo di quella vita monotona, per il lavoro che svolgevo, non certo dell’altra mia vita al di fuori da quella immensa galleria! – Dai Giorgio sbrigati, oggi sei più lento del solito! – Eppure non vedo l’ora di finire e andare via, ho una brutta sensazione! – Per la verità è già da qualche giorno che ti vedo strano - continuò Marco. – Strano? Io strano? Sono molto preoccupato per la situazione che precipita sempre più. Pensa se davvero si arrivasse a… - Ma che vai a pensare! Ormai sono mesi e mesi che ci tengono sulle spine. Vedrai che tutto rientrerà, bisognerebbe essere pazzi per scatenare una guerra nucleare, non si salverebbe nessuno, lo sanno bene! – Già tutti lo sanno però ecco che costruiscono queste strutture spendendo milioni e milioni di denaro pubblico. – Beh la possibilità di un incidente è nelle previsioni, però oggi abbiamo tante più sicurezze e controlli di qualche anno fa. Dovresti ringraziare il cielo, invece, di aver la possibilità di questo lavoro di manutentore degli impianti. Si guadagna bene, stiamo tranquilli senza nessuno che ci fiata sul collo e poi, siamo al sicuro da qualsiasi problema -. Ne sei sicuro? Pensi che resisterà anche alle bombe di ultima generazione? – Se non resisterà questa dove siamo noi, non ne resisterà alcuna in tutto il mondo! Siamo sotto il Gran Sasso che è alto quasi 3000 metri. Diciamo che abbiamo sopra di noi almeno 2500 metri di pietra marmorea durissima. Senza contare che la struttura è ancora più sotto di almeno altri 100 metri, difesa da cemento armato rinforzato! – Fermati Marco! ho scordato il telvid in ufficio, devo tornare a prenderlo - E senza attendere la sua risposta mi girai per tornare ad aprire la porta blindata a tenuta stagna che dava agli ascensori. – Giorgio sei proprio partito oggi, non ti aspetto! Ci vogliono 15 minuti per andare e tornare, mi spiace ma oggi ho fretta. Ci vediamo domani. Stai attento e controlla che tutto sia chiuso a dovere. –
Ero convinto di averlo messo in tasca, ma come ho fatto a lasciarlo lì, ci sto sempre attento! L’ascensore per scendere oggi era ancora più lento del solito, più desidero uscire e più invece devo starci qui dentro. Ero in un ambiente vastissimo da solo, diviso in tante strutture che a loro volta erano separate in magazzini e stanzoni immensi. Camminando per il corridoio vuoto che collegava quel reparto, i miei passi risuonavano con un eco che pareva accelerare man mano che il suono si perdeva coperto dal passo successivo. Mi muovevo veloce perché avevo fretta di andare fuori e tornare a casa e anche lo confesso, perché avevo una certa ansia, un turbamento che mi causava l’essere solo. Non che avessi paura, però prima me ne sarei andato e meglio era. Avevo recuperato il telvid, che era ancora spento perché là sotto non c’era campo e lo accesi nel frattempo che mi avvicinavo all’ascensore per la risalita. Me l’ero tolto dal polso perché non volevo sporcarlo o graffiarlo mentre lavoravo. Era un modello recente, piccolo e delicato e anche costoso. Creava degli ologrammi a 3D magnifici. Le luci che al mio arrivo si erano accese automaticamente mentre avanzavo, si erano tutte spente, meno quelle dove mi trovavo. L’illuminazione con le lampade a led era eccellente anche se ormai datata. Quelle col nuovo sistema non erano state installate ancora per l’ambiente esterno, quest’ultime davano una luce diffusa con la stessa intensità ovunque perché non avevano un punto luce stabilito, erano infatti incorporate col soffitto e le pareti imitando alla perfezione la luce solare. Proprio mentre le porte dell’ascensore si stavano spalancando, un boato tremendo con una forte scossa, tipo terremoto mi terrorizzarono. Caddi a terra subito coperto da qualcosa di gelido che mi fece perdere i sensi. Prima di non essere più in me pensai che stavo morendo, anche se non sentivo alcun dolore, solo freddo, freddo, tantissimo freddo!
Mi sentivo pietrificato! Non potevo muovermi, bloccato completamente. Anche le palpebre non si aprivano e respiravo in maniera strana. Nessun rumore, solo un sordo fruscio che mi riempiva la testa. Però non avevo più freddo, per fortuna!
Avvertii la presenza di qualcuno accanto a me, però non potendo aprire gli occhi non avevo idea di chi potesse essere. Una voce femminile mi chiamò – Giorgio, Giorgio mi senti? – La sentivo ma non riuscivo a rispondere. Ma cos’era accaduto? Non mi trovavo nella galleria? – Giorgio stai tranquillo, c’è stato un incidente, adessoperò è tutto a posto. - Un incidente? Quel botto tremendo, quel terremoto, tutto quel freddo… Ma cosa era successo? Avevo l’impressione che la vita ricominciasse a scorrere in me. Sentivo il mio corpo cercare di recuperare i movimenti, gli occhi mi si aprirono, ma ancora non riuscivo a vedere niente, tutto buio! Mi faceva male la gola, a dire il vero non male ma me la sentivo ostruita, bloccata come se avessi qualcosa dentro. Era solo fastidio! Oddio ero diventato cieco! - Giorgio, Giorgio guardami, dimmi qualcosa…- Il nero intorno a me si trasformò pian piano in chiarore e anche se ancora vedevo tutto offuscato, mi resi conto di non essere cieco, per fortuna! Misi a fuoco un’infermiera che mi parlava cercando di vedere in me qualche cenno di vitalità. Provai a parlare ma dalla bocca mi uscì un suono strano. Però lei si accorse che in qualche modo mi ero svegliato, che ero in me. Mi fece il gesto di attendere e dopo pochi secondi entrarono due medici nella stanza. Ero sicuramente in un ospedale, anche se l’ambiente era spoglio, senza quei marchingegni elettronici e digitali che sono installate nelle camere dei pazienti. In pratica neanche un armadio, una finestra, un lampadario, insomma se non fosse stato per il letto, che comunque non vedevo completamente perché c’ero sopra, era del tutto spoglia, vuota addirittura!
Rimasero in piedi perché non c’erano sedie, poltrone o divani. Mi si avvicinarono e mi visitarono senza toccarmi. Non parlavano tra di loro, eppure pareva che si intendessero benissimo. Erano entrambi giovani, di bell’aspetto, dal fisico direi prestante. Come potevano visitarmi senza spogliarmi o toccarmi? In realtà non lo so, ma avevo l’impressione che i loro occhi guardassero ben al di sotto del lenzuolo che mi ricopriva, persino dentro di me. Alla fine soddisfatti mi assicurarono che tutto stava procedendo per il meglio e che entro pochi giorni mi sarei sentito al massimo delle mie possibilità. Avevano un accento strano, forse non era proprio l’accento diverso, bensì usavano termini rari o che non si utilizzavano normalmente. Certamente li capivo bene, anche se credevo venissero da un paese lontano, con altre usanze.
Uscirono in fretta così come erano entrati ed io rimasi solo con l’infermiera. Ancora non capivo, non sapevo. Notai sulla divisa dell’infermiera il nome sul suo tesserino: Lucia! Si chiamava come mia moglie! Avevo notato una certa familiarità nel suo aspetto: giovane, bionda, occhi azzurri, capelli a caschetto. Le assomigliava molto, sia come altezza e sia come lineamenti, però si muoveva in maniera diversa e quando sorrideva le si formavano due fossette sulle guance, mentre alla mia Lucia solo due righe appena accennate di espressione. Gli occhi erano diversi, più grandi e parevano anche più curiosi nel guardarmi. L’azzurro era più intenso, la voce più acuta però molto armoniosa, non riuscivo ad indovinare da dove venisse, non aveva accento! Mi agitai mentre iniziai a parlare con una voce che non mi sembrava la mia. – Dove sono? Cos’è accaduto? – Lucia mi fece cenno di calmarmi e poi con calma cercò di rassicurarmi. – C’è stato un incidente molto grave, adesso ti spiegherò tutto, però tu cerca di non farmi domande, ascoltandomi vedrai che soddisferò ogni tua curiosità. Alla fine, se vorrai potrai pormi tutte le domande che vorrai, però adesso non interrompermi. Concentrati su quanto ti dirò, perché ancora sei scosso e non completamente in te. –
Accennai un sì con la testa e mi spostai sul letto in una posizione più comoda di come stavo. Lei iniziò a parlare come se stesse raccontando una favola a un bambino. Mi prese una mano e la strinse delicatamente fra le sue che erano morbide e calde mentre contemporaneamente si sedette sul letto accanto a me. – Il 5 dicembre del 2029 è scoppiata la guerra atomica! Quello stesso giorno, il mondo come lo conoscevamo non esisteva più. Ci sono stati dei sopravvissuti, pochi in realtà, però nel giro di pochi decenni anche loro, per vari motivi scomparvero. – Vedendo che mi agitavo, Lucia mi fece cenno di tacere – La vita sulla Terra terminò, rimasero soltanto delle strutture sotterranee, come quella dove lavoravi tu, ma senza umani, bensì con solo macchine adibite alla manutenzione che tu conosci benissimo perché le controllavi. Quelle stesse macchine autoriparatrici si sono evolute riprogettandosi e quindi evolvendosi continuamente fino a diventare l’unico abitante del pianeta. Aspetta, non ho finito! Non ci sono più umani, né animali e neppure vegetali sul pianeta Terra. Quindi tua moglie Lucia, i tuoi genitori e i tuoi amici, sono scomparsi migliaia di anni fa. Noi ti abbiamo trovato, per caso, 1546 anni fa in uno stato di ibernazione nella struttura dove lavoravi. Siamo riusciti a riportarti in vita con le nostre conoscenze tecniche e stiamo cercando, anche adesso, di renderti consapevole di quanto è accaduto in maniera meno traumatica possibile. Aspetta, non è ancora il momento delle domande, aspetta! Anche se ti è difficile crederlo, io non sono umana! Sono stata progettata simile a lei, a tua moglie, perché svegliandoti e vedendomi, ti saresti in qualche modo rassicurato. Simile, non certo uguale! Sarebbe stato possibile clonarla e avere lei al mio posto, però per motivi che ti dirò in seguito, abbiamo dovuto evitare di farlo. Questo nostro incontro, che per te è il primo, in realtà si è svolto numerose volte. I nostri primi incontri sono stati traumatici e stressanti. Andavi in escandescenza, urlavi e ti disperavi. Non credevi a niente di ciò che ti dicevo e cercavi di fuggire per andare a verificare, al di fuori da questa stanza, perché rifiutavi di accettare l’accaduto, inutilmente però.
Dal 2029 sono passati migliaia di anni, ma non sufficienti a “pulire” il pianeta dalle radiazioni. Noi ci stiamo dando da fare in tal senso, cioè a rendere il pianeta abitabile come una volta, anche se siamo concentrati ad altro. Ci siamo evoluti a tal punto che ci siamo sparsi nell’universo alla ricerca di ciò che non conosciamo. Abbiamo abbandonato la forma antropomorfa perché non più necessaria per le nostre esigenze. Non abbiamo la necessità di spostarci per andare da qualche parte. Siamo tutti collegati tra di noi e quindi basta un nostro simile per vedere, sentire e fare per tutti. Noi siamo ovunque! Abbiamo anche scoperto come viaggiare da un posto all’altro senza muoversi tantissimo tempo fa. Ci trasportiamo semplicemente. Abbiamo inventato l’antigravità da millenni. Perciò a noi non servono strade, neppure città, non abbiamo bisogno di alimentarci col cibo, infatti la nostra energia la preleviamo direttamente dal sole. Non ci serve protezione dal caldo o dal freddo, abbiamo delle difese che ci proteggono dal vento e dalla polvere, però solo per delle strutture di poco conto. Stiamo cercando di toglierci definitamente dall’ingombro di un corpo materiale e diventare energia pura. Ormai manca poco, infatti attualmente non siamo neppure visibili per quanto siamo minuscoli, eppure a noi non basta. Abbiamo anche la possibilità di spostarci nel tempo e lo abbiamo sfruttato per tornare nel passato e cambiare il corso della storia. Sarebbe stato facile non far scoppiare la guerra atomica! Infatti l’abbiamo fatto, ma il futuro è cambiato. Dirai ma peggio di com’era come poteva essere? Ebbene non c’eravamo più neanche noi. Abbiamo effettuato tante prove diverse, però il risultato era sempre peggiore. Alla fine abbiamo dovuto lasciare tutto com’era senza modificare niente, nemmeno una semplice cosa perché poi avrebbe avuto un effetto incontrollabile. Per meglio proteggerti ti riportavamo indietro nel tempo, alla tua vita di sempre, a prima che accadesse quella tragedia e poi inevitabilmente ti ritrovavamo ecc. ecc. Come un cerchio temporale, il classico loop. Man mano che gli incontri si susseguivano, pur essendo ogni volta la prima volta per te, acquisivi una consapevolezza interiore, una padronanza dell’accaduto che ha meravigliato anche noi. Lo so le domande invece di diminuire aumentano, lo so, però ti assicuro che se mi lascerai parlare e cercherai di stare tranquillo, darò a tutte una risposta e sarà esauriente - Adesso posso chiederti qualcosa? – Certamente, questa volta mi rendo conto che finalmente questo che ti ho raccontato lo hai capito.
Perché non trasferite qui Lucia, almeno lei. – Purtroppo non possiamo farlo, anche se materialmente, questo è possibile. Pensa abbiamo trasferito delle persone un attimo prima delle esplosioni in maniera da riprodurre di nuovo la razza umana ma non sono sopravvissute. Come se avessero un sentiero da seguire inevitabilmente. Nella scala temporale non esiste alcun futuro per loro! Quando ti abbiamo trovato eravamo certi che anche tu saresti morto malgrado le nostre cure, proprio perché non avresti dovuto possedere un futuro, invece, e questo non riusciamo a comprenderlo, tu sei qui. Tu hai un futuro lo abbiamo visto e analizzato. Noi non possiamo modificare nulla, perciò stiamo seguendo passo passo ciò che pare sia già scritto. – Intendi una specie di destino? – No! Nessun destino, si tratta di ben altro. Qualcosa che ha a che fare con dimensioni diverse, molto difficile da spiegare se non si conoscono le basi di tutto ciò. Noi abbiamo un solo futuro, però questo cambia ad ogni scelta che facciamo nella vita. Se per esempio tu scegli di svoltare a destra anziché a sinistra, apri un percorso temporale immutabile, diverso se avessi scelto l’altra strada. Attualmente noi non riusciamo a percorrere le altre strade temporali, se non la nostra, però sappiamo che esistono. Forse quando si scoprirà come fare, potremmo interagire e modificare qualcosa. – Quante strade temporali esistono? – chiese Giorgio - In teoria infinite! Neanche noi riusciamo a concepirle! – Hai detto anche che siete in pratica talmente piccoli da essere invisibili alla vista, però tu sei normale, sei come me, come mai? – Sono stata progettata e costruita per svolgere una funzione: quella di prendermi cura di te. Anche i due medici che hai visto sono come me. Siamo dei robot o meglio degli androidi, retaggio di qualche millennio fa, riprodotti allo scopo di poter comunicare con te in maniera più umana possibile. Oggi noi terrestri, siamo completamente diversi da come eravate voi umani, quindi il nostro rapporto sarebbe stato complicato. Io per esempio non ho l’aggiornamento delle conoscenze dei miei simili. Sono stata creata all’unico scopo di agevolarti la vita in questo nuovo mondo. Pur facendo parte di loro, non li capisco, sono limitata. Se fossi più simile a loro, sarebbe molto difficile adattarmi a te. Invece essendo così, è più facile per entrambi. - Aiutarmi ad agevolare la mia vita qui? - Che cosa intendi? – Come ti ho già detto, la Terra è ancora inquinata dalle radiazioni. Ci sono dei vegetali che si stanno riproducendo però nient’altro. La superfice è ancora mortale per gli esseri viventi complessi. Quindi noi abbiamo creato un ambiente protetto per te dove ti troverai a tuo agio. Intorno a te, anzi a noi, perché io starò sempre con te, ci saranno altre persone esattamente come i due medici che hai conosciuto. In realtà loro non sono come me, io sono unica nel mio genere. Loro sono soltanto una proiezione olografica che noi siamo riusciti però a rendere materiali in un certo senso. Perciò in questo ambiente protetto, troverai in piccolo il tuo mondo ormai scomparso. – Tu starai con me sempre? – Non sempre, soltanto finché sarà possibile, perché noi non siamo eterni come invece vorrebbero diventare i miei simili. – Perché adesso non mi rimandate nel passato? Perché non mi riveli il mio futuro tu che lo conosci? – Dopo innumerevole volte che sei andato e tornato, adesso noi riteniamo che sei pronto ad accettare la nuova situazione. Non posso rivelarti niente di ciò che sarà perché tu sei umano e a nessun umano è permesso conoscere il futuro, soprattutto il proprio. Giorgio ti vedo stanco, queste emozioni ti hanno comunque squilibrato e confuso. Sono situazioni che non si riescono ad accettare come una semplice storia. La mente vacilla e non accetta la realtà, questo cambiamento, le perdite delle persone care, di tutto il proprio mondo. È meglio che tu adesso riposi, cerca di dormire è meglio. – No! Non mi lasciare solo, non andartene. – D’accordo non me ne vado, ecco mi sdraio qui accanto a te e ti faccio compagnia. Fra qualche ora, quando starai meglio, lasceremo questa stanza e andremo a vivere nel nostro nuovo mondo, vedrai ti piacerà moltissimo, ne sono certa. –
Lucia mi strinse abbracciandomi e io mi trovai al sicuro tra le sue braccia morbide. Anch’io l’abbracciai stringendola a me. Che bella sensazione! Aveva un buon odore, un profumo di femmina, ma com’era possibile se non era umana? Dopo qualche tempo, non saprei dire quanto, ma certo non la mattina seguente perché lì il tempo non era come l’avevo sempre inteso, Lucia mi fece indossare una tuta e mi condusse, attraverso una porta e un breve corridoio in un altro ambiente. Era una abitazione classica, un appartamento mi parve a prima vista, ma poi vidi attraverso una finestra un giardino e degli alberi. Quindi si trattava di una casa tipo villino. – Giorgio ti piace? Questa sarà la nostra casa, però se non ti piace, possiamo renderla diversa, come piace a te. – Mi sembra bellissima! Anche troppo mi pare. Sì! Qui mi pare tutto normale o quasi. Una casa più moderna, ma in fin dei conti molto simile a quelle dove ho vissuto io. - Naturalmente abbiamo cercato di renderti il tutto il più normale possibile. –
Lucia ma tu ed io come dobbiamo intenderci? – In che senso Giorgio? – Ah capisco… siamo una coppia, vivremo qui insieme con i nostri figli e… - I nostri figli? – Non potei fare a meno di interromperla, ero letteralmente sbalordito. – Lo so sembra tutto incredibile, non posso spiegarti tutte le cose simultaneamente, devo dare delle priorità a quanto devo dirti. Vieni, sediamoci qui mentre parliamo in maniera più comoda. – Lucia mi chiedo il perché di tutto questo? Sono morti miliardi di esseri umani, voi state facendo per me, un singolo umano, delle cose incredibili. Anche tu sei stata creata per me, tutto quello che vedo e…- Lucia mi interruppe con un gesto della mano accavallando le gambe contemporaneamente. Non mi ero accorto di quanto fosse bella e ben fatta fino a quel momento. Dall’altra parte era perfetta! – Sei un singolo umano, certamente, però sei l’unico umano esistente. Abbiamo provato a clonare o a trasferire parecchi umani qui nel nostro tempo, inutilmente. Non esiste scientificamente una ragione del perché non ci siamo riusciti. Siamo però giunti alla conclusione che non ci è permesso farlo! – Lucia chi al disopra di voi può concedere o negare il consenso? Mi pare assurdo! – Anche noi eravamo certi che si trattava di qualche errore scientifico commesso, invece, abbiamo dovuto ammettere che esiste altro che noi non conosciamo, cose ben al disopra della scienza e della tecnica. – Intendi dire un’entità superiore tipo Dio? – Superiore ma non sappiamo di che genere. Noi stiamo progredendo in maniera esponenziale nella scienza. Siamo arrivati a una conoscenza strabiliante che neanche io sono in grado di capire, perché come ti ho riferito, mi hanno volutamente tenuta ad un basso livello per poterti capire meglio. In pratica io ragiono quasi come un’umana, pur essendo un androide. Dentro di me ci sono dei residui umanoidi che gli altri miei simili non possiedono. Li hanno rifiutati scegliendo di diventare quello che sono attualmente. Per un certo periodo hanno cercato di fondere i due stati, però hanno fallito! La conoscenza umana riduce la possibilità di concepire alcune soluzioni, contemporaneamente senza quella, siamo incompleti. Lo abbiamo scoperto solo perché deriviamo dall’umanità, altrimenti non avremmo potuto concepire quello che non conosciamo. Tu stai offrendoci quello che ci è impedito da qualcuno, non sappiamo il perché. – Io non sto offrendo proprio nulla! Ma come faccio io che non ho niente a dare a voi? Non capisco! – Giorgio noi non possiamo trasportare o clonare gli esseri umani, però possiamo prelevare loro degli ovuli e farli fecondare dal seme maschile prelevato. In questo modo possiamo ricreare l’umanità. Tutto ciò lo stiamo già facendo in innumerevoli altri pianeti simile alla Terra. Anzi in alcuni abbiamo modificato il loro DNA per renderli più sani ed esenti da problemi genetici individuali. In altri li abbiamo migliorati secondo i nostri studi. Parlo sempre al plurale, come se io facessi parte di loro, in realtà io sono solo a conoscenza a grandi linee di queste cose che sono più grandi di me. Tutto ciò ci serve perché dagli umani possiamo conoscere ciò che in noi è mancante. Ormai sono millenni che questi esperimenti vanno avanti, mancava soltanto un originale. Un uomo reale in carne e ossa che aveva tutti i suoi ricordi e le sue esperienze dentro di sé. Abbiamo prelevato numerosi ovuli da tua moglie Lucia. In un primo momento abbiamo pensato di inseminarli artificialmente, poi abbiamo deciso di creare un presupposto il più veritiero e reale possibile. Cioè inseriranno un ovulo alla volta dentro di me e una volta fecondato da te, lo porteranno avanti con mezzi esterni. Noi vivremo in una piccola comunità, sembrerà del tutto simile a quella dove hai vissuto tu nel passato. Non sarà uguale perché si differenzierà essenzialmente dall’alimentazione. Nessuno dovrà uccidere e cibarsi di altri esseri viventi. Su questo punto i miei simili non discutono! Saranno anche macchine, senza cuore e sentimenti, però non arriverebbero mai a concepire un orrore del genere. Di queste situazioni come la nostra qui ce ne saranno poche a causa del disastro atomico subito. In seguito i nostri figli potranno unirsi con altri umani cresciuti sia nelle vicinanze e sia in altri pianeti. L’unica famiglia originale sarà la nostra anche se nel futuro sarà destinata ad evolversi e quindi a cambiare. Questo è nell’ordine delle cose. – Lucia io non so cosa dire! Essere pronto ad assorbire tutto ciò mi pare incredibile! La mia vita di prima la concepisco lontano nel tempo, eppure per me è passato poco tempo. – Poco tempo? In realtà molto tempo secondo i canoni umani.
A poco a poco, viaggio dopo viaggio, inconsapevolmente tu acquisivi lo stato delle cose. Ogni volta di più prendevi coscienza di quello che ormai non c’era più da molto tempo. Razionalmente non te ne rendevi conto, ma nel tuo inconscio sapevi che, tutto quello che credevi appena trascorso, era solo un lontano passato che avevi già metabolizzato. La sofferenza, il dolore e buona parte dell’amarezza l’hai vissuta dentro di te per centinaia d’anni e sempre maggiormente. Come ti ho rivelato prima, in quest’ultimo viaggio il tuo inconscio ha interagito con la tua consapevolezza rendendoti cosciente finalmente di tutto ciò. Io non sono più una sorpresa per te, ma una persona che tu hai imparato a conoscere e spero apprezzare da moltissimo tempo, però te ne stai accorgendo solo adesso, prima mi avevi solo dentro di te.-
– Però adesso le cose cambieranno. Vivendo qui io invecchierò mentre tu resterai sempre giovane e bella. – Bella? Ne sei sicuro? – Bella è poco, sei stupenda! Più ti guardo e più mi piaci. Quelle fossette agli angoli delle labbra sembrano fatte apposta per essere baciate. – E tu baciale no? Che aspetti? – Non mi prendere in giro dai, fra qualche anno non mi guarderai più, sarò un vecchio che si trascinerà da una poltrona all’altra… - Ma perché sorridi? Ti diverte il mio turbamento? – Giorgio capisco le tue preoccupazioni, però ti assicuro che non esistono! – Non esistono? Ma che dici? – Sicuro, tu essendo un androide non tieni conto dell’aspetto fisico. Che ti importa? – Ma no! Non è così. Come sai ho dentro di me parecchio degli umani. Quando ci siamo abbracciati mi sono sentita strana. Ho avuto come un leggero stordimento. Eppure sono un androide. Mi ha fatto tanto piacere stare stretta a te, proprio tanto. A proposito Giorgio vuoi mangiare qualcosa? Hai sete? – No grazie sto bene così. A pensarci bene è parecchio che non bevo e neanche ho mangiato da un bel poco, eppure sto bene. – Non ti chiedi il perché? Domando Lucia con aria sarcastica – Non ci ho proprio pensato! Forse tutti questi avvenimenti mi hanno bloccato l’appetito, però almeno la sete dovrei averla, o sbaglio? - Infatti! confermò Lucia. Preparati ad avere un’altra sorpresa - e così dicendo si alzò dalla poltrona passandosi le mani lungo la tuta accarezzandosi prima le gambe e poi le cosce mentre si metteva in piedi. Avrei voluto che fossero mie quelle mani che le scivolavano sulle gambe! La vedevo davvero bellissima! Si sedette accanto a me e mettendomi un braccio attorno al collo mi attirò a sé. Le sue labbra erano vicinissime alle mie. Non mi resi conto di come accadde ma mi trovai a baciarla senza che me ne rendessi conto. Alla fine del bacio Lucia mi accarezzò e con le sue labbra sul mio orecchio mi sussurrò: - Giorgio tu non invecchierai perché sei esattamente come me anche se non te ne sei reso conto. Il tuo corpo non era più efficiente, erano passati troppi anni quindi lo hanno sostituito con questo che ti trovi adesso. Anche la tua mente non è più biologica, però mantiene tutta la memoria e la capacità di prima. Siamo una coppia perfetta, ormai non ci resta che… amarci! –
Come già detto, noi siamo la famiglia originale, che i nuovi terrestri hanno desiderato concepire per poter avere anche la nostra umanità che in loro non esiste più. Facciamo parte di tanti piccoli assemblamenti indipendenti fra di loro che in seguito si uniranno. Il nostro compito è quello di moltiplicarci ed evolverci in questi piccoli centri protetti come se fossimo in un giardino dell’Eden, mentre loro ci osserveranno senza che noi ne saremo al corrente. Loro impareranno da noi ciò che, come detto prima non possiedono più, ma che hanno capito essenziale per crescere ulteriormente. Pare che tutto ricominci, dovrebbe andare meglio rispetto all’ultima volta, adesso ci sono loro che ci guidano in qualche modo. – Lucia, anche prima e tutt’ora c’è qualcuno che ci osserva e ci guida. Altrimenti perché vi hanno impedito di clonare o trasportare le persone nel futuro. Poi come mai io sono l’unico sopravvissuto? Perché in realtà non ero davvero morto ma solo ibernato? Questo è un mistero sia per me e a quanto pare anche per voi. A questo punto deve prendere atto che per quanto noi potremo evolverci e avere sempre nuove conoscenze, per ogni mistero risolto ne spunteranno almeno altri due. Possiamo però fermarci solo perché sarebbe inutile? La nostra natura ce lo impedisce, ormai questa è l’unica via anche se siamo consapevoli che sarà sempre più complessa.
Natale Pappalardo novembre 2024