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ISRAELE-PALESTINA 2



Se non si conosce il passato non si può prevedere il futuro né capire il presente. Frasi come questa sulla definizione tra passato, presente e futuro, se ne trovano molte. Io fra tutte preferisco questa. Non so se questa frase l’abbia creata qualcuno esattamente così, ma io sono convinto che sia corretta e quindi la faccio mia.
Il problema consiste nel voler conoscere il passato o il supposto tale. Non a tutti inter
essa ciò che è accaduto indietro nel tempo. Quasi tutti noi ci accontentiamo, al massimo, di sapere quello che è accaduto nel nostro passato prossimo, quasi mai nel nostro passato remoto. Anche perché, più si torna indietro nel tempo e più le situazioni sono meno conosciute.
Per esempio chi sono gli ebrei? Chi sono i musulmani? Chi sono i cristiani? Le domande dovrebbero essere scontate: sono coloro che si identificano in quelle religioni, ne sono fedeli e le professano.
Però mentre per i cristiani, gli induisti, i musulmani ecc. più o meno riusciamo ad identificare quali siano le nazioni a più grande diffusione di tali religioni, per quella ebraica, prima del 1948, anno di nascita dello stato di Israele, non sapevamo dove collocarli. Infatti erano e lo sono ancora, sparsi per ogni continente, probabilmente oltre 65 milioni di fedeli. In realtà ognuno può convertirsi nel culto che lo soddisfa maggiormente o che sente più suo. Perciò in tutte le nazioni ci sono percentuali, più o meno grandi, di credenti di quasi tutte le religioni. Però quando si pensa all’Europa, per esempio, si intende un territorio di varie nazioni quasi costituito interamente da individui praticanti la religione cristiana. Sicuramente di correnti diverse, ma quasi tutti cristiani. Mentre se si pensa all’Africa, immaginiamo che la religione maggiore sia quella islamica.
Le vicende di questi giorni, ottobre 2023, hanno riportato alla ribalta una lotta antica fra due contendenti che pur abitando uno stesso territorio hanno una diversa religione. Le informazioni che ci arrivano dai media di solito partono, come scritto sopra, solo dal nostro passato prossimo, non volendo tener conto di quello remoto, reputandolo inutile da considerare perché troppo lontano nel tempo e che si basa quasi esclusivamente su lotte religiose. Io, invece, desidero tirar fuori, per quanto mi è possibile, almeno qualche notizia che quasi nessuno reputa opportuno far conoscere.
Scrivendo l’articolo su Israele e la Palestina di qualche giorno fa, ho notato altri articoli e studi a proposito delle origini di questa lotta decennale. Quasi tutti si basano partendo da situazioni politiche ed economiche e da vari trattati e conferenze che sviluppano l’ammissibilità di possedere protettorati, colonie e territori vari principalmente sul territorio africano. Una delle più famose fu quella di Berlino tenutasi nel 1884-1885, proclamata da Bismark, che invitò tutte le maggiori potenze dell’epoca, per definire accordi definitivi per la “corsa all’Africa” SCLAMBRE FOR AFRICA, come venne chiamata. In definitiva si proclamava che chiunque (di loro) poteva possedere pezzi di territorio, se questi fossero stati “liberi” per essere occupati. Questo principio sull’Africa, in pratica si applicò ad altri territori anche al di fuori dall’Africa stessa.
Questa conferenza ha facilitato la possibilità del “popolo ebraico”, cioè di coloro che professano la religione ebraica anche se proveniente da altre dottrine, di cercare di creare un territorio dove non esista l’antisemitismo. Anche se per semita si intende coloro di discendono da Sem, uno dei tre figli di Noè. In pratica tutti gli ebrei e gli arabi compresi. Quindi pare assurdo concepire una nazione antisemita se i semiti sono entrambe le parti in questione. Non mi sono dedicato ad andare in profondità su questo argomento, come del resto ho sorvolato su tanti altri aspetti. La situazione è molto complessa e per conoscerla anche solo in generale bisognerebbe studiare per molto tempo e forse, alla fine non se ne saprebbe abbastanza lo stesso.
Tanti movimenti tra gli ebrei nacquero e si diffusero verso la fine del ‘800 del secolo scorso. L’impegno era quello di trovare uno spazio adatto nel mondo, tanto da permettere la nascita di uno stato solo ebraico. Ricordo che gli ebrei, per motivi storici furono dispersi nel mondo (diaspora) nel corso di molti secoli. Tante nazioni furono candidate a questo scopo tra cui: Argentina, Ecuador, Suriname, Amazzonia, Uganda, Kenya, Stati Uniti d'America, Canada, Australia. Però la preferenza fu per la terra di Palestina.

1) perché era stata la terra dei loro padri
2) perché era la terra promessa
3) perché era un territorio esattamente come quello che gli stati della Conferenza di Berlino indicavano come possibile    “preda”.


Basta effettuare una semplice ricerca su internet e subito vengono fuori tutti i perché per cui gli ebrei iniziarono a dirigersi verso la Palestina. Quello che a me preme mettere in evidenza è che quasi nessuno si occupa dei motivi religiosi che di fatto, a mio parere, influenzano o meglio impongono certe scelte di vita.
Se gli ebrei fossero una razza ben definita, potrei capire il perché vogliano a tutti i costi riunirsi in una nazione sovrana, essendo in pratica dei senza patria. Ma sappiamo che gli ebrei non sono definibili in una razza, sono soltanto coloro che professano la religione ebraica. Questi possono essere bianchi, neri o di qualsiasi altra natura. A questo proposito vorrei tornare indietro nel tempo e ricordare che al tempo di re Salomone accaddero degli episodi che vengono narrati, a seconda se si legge la Bibbia, il Corano, altri testi antichi oppure dei testi storici, in maniera diversa, sicuramente, ma non troppo da impedirci di capire che, ad un certo punto della storia, secondo alcuni testi, ci furono degli eredi nati da Salomone e la regina di Saba che si stabilirono, più o meno, nel “Corno d’Africa”. Delle leggende abissine narrano del figlio di Salomone, un certo Menelik che fondò una città in Etiopia. Molti autori, tra cui Giuseppe Flavio, lo storico delle “Storie giudaiche” e gli evangelisti Luca e Matteo, ne scrissero. Altri pensano che le comunità ebraiche del Corno d’Africa siano dei discendenti della tribù dei DAN (una delle dodici israelite), che si rifugiarono lì per fuggire ai babilonesi di Nabucodonosor, dopo la distruzione del primo tempio di Gerusalemme. Altri pensano siano stati coloro che ad un certo punto si rifiutarono di seguire Mosè verso la Terra Promessa. Anche se in tutto questo non ci sia niente di vero, cioè che siano soltanto leggende e dicerie, quello che conta davvero è che ci sono gruppi ebraici numerosi in Africa perché in definitiva quello che conta è:
Dal punto di vista religioso ortodosso, è “ebreo” chi nasce da madre ebrea o chi porta a termine un processo di conversione.
Come sappiamo, dalle cronache diffuse dai media, vi sono molte stragi compiute da fondamentalisti islamici nei confronti di abitanti di fede cristiana. Invito a pensare come dev’essere difficile la convivenza tra coloro che professano la religione ebraica e quella islamica dalle parti del “Corno d’Africa”. Considerando che la comunità ebraica è solo una piccola percentuale degli abitanti di quella parte del mondo, perché per stare tranquilli non rifiutano la fede in Yahweh? Così come quelli di fede cristiana nel nostro Dio? Eppure, niente può fargli cambiare idea, neppure la morte. La fede è fede! D’altra parte da sempre le guerre e i massacri più cruenti sono avvenuti per motivi religiosi. Oggi le cose sono cambiate? Siamo davvero sicuri che ormai a nessuno importa più del proprio Dio? Certamente se riflettiamo a come la pensiamo noi personalmente, siamo convinti che ormai…. Sia ridicolo ancora essere soggetti a queste cose. Basta allargare l’orizzonte e dare uno sguardo a ciò che ancora accade nel mondo, per essere certi che ancora siamo immersi mani e piedi in queste cose.
Penso che sia legittimo per chiunque tener conto di queste faccende religiose. Invece quando si parla di Israele, vengono fuori sempre questioni politiche. Certamente è la politica che impone ogni cosa nel nostro mondo ma, come scritto sopra, è sempre nel passato che dobbiamo cercare l’origine delle cose per poter capire il perché oggi accade quello che stiamo osservando. Con una semplice ricerca si parte quasi sempre dal 1948, dalla creazione dello stato di Israele, non tenendo conto che l’inizio si fonda secoli e secoli prima.
Quindi si scoprono notizie di come piano piano gli ebrei si siano spostati in Palestina. Come gli inglesi abbiano tradito sia i palestinesi che gli israeliani attuali. Gli interessi inglesi per il Canale di Suez. Il compito del famoso
Lawrence denominato d’Arabia e la sua ribellione alle autorità dopo il tradimento agli arabi e altre informazioni storiche recenti. Quasi niente però di quello a cui mi interesso io.
Perché tutti gli stati e le organizzazioni mondiali non direttamente interessati alla questione, definiscono che l’unica soluzione sia creare due stati ben distinti tra i contendenti? Perché malgrado fra le due parti esistano grandi percentuali di persone che accetterebbero volentieri questa soluzione, non si riesce a definire mai questa ipotesi? Probabilmente perché le parti radicali di entrambi gli schieramenti non considerano affatto questa risoluzione. E le parti radicali chi sono? Questo è il vero problema, conoscere come nacquero e cosa sono adesso questi fondamentalisti, sia politici ma soprattutto religiosi, ci farebbero comprendere molte cose.
Eppure quasi la maggior parte dei media non tiene affatto conto che tra i due popoli, la grande maggioranza non desidera affatto distruggere e cancellare l’altra parte. Si parla di israeliani, come se tutti fossero sionisti e si parla di palestinesi come se tutti fossero seguaci di Hamas. Persino chi si permette di parlare a favore degli abitanti della “striscia di Gaza” come di prigionieri tenuti in gabbia e attualmente bombardati ed uccisi dalle truppe israeliani, si considerano come simpatizzanti dei terroristi di Hamas. Mentre chi difende il diritto di Israele di esistere, viene considerato per lo più a favore dei nazisti che imitano coloro che li deportarono e li sterminarono a milioni.
In pratica devono esistere per forza due schieramenti contrapposti e nel mondo è essenziale farne parte.
Chiunque si permette di esserne fuori, è considerato da una parte o dall’altra come essere “per forza” dalla parte opposta a quella sua. Persino il Papa, che nella sua immensa bontà, non dovrebbe patteggiare per alcuno, inizia sempre le sue conferenze pubbliche attuali, ricordando la nazione martoriata dell’Ucraina o gli ostaggi tenuti dai palestinesi di Hamas. Nessuno mette in dubbio che il Papa ha ragione a ricordarli, però dimentica sempre che di innocenti ce ne sono parecchi e anche dalla parte opposta a quelle che lui cita continuamente. È possibile che io stia commettendo un errore, a scrivere ciò di Papa Francesco, però non posso fare a meno di ascoltare quello che i vari TG trasmettono e quello che ho scritto non me lo sono certo inventato, è un ritornello continuo, martellante che non può essere interpretato perché è esplicito. Basta non farsi incantare dal buonismo, perché di questo si parla vedendo le situazioni solo da una parte, come se la testa sia obbligata a stare da un certo lato e basta.
È opportuno distinguere i terroristi dalla gente comune. Se poi tutto un popolo si comporta come tale, questo dovrà essere dimostrato dai fatti inoppugnabili e non certo dai media, comandati dalle multinazionali finanziarie che le dirigono a seconda dei loro interessi. A questo proposito, dopo un periodo di relativa tranquillità, ecco spuntare in Europa le cronache di terrorismo spicciolo compiuto da pazzi sanguinari che al grido di Allah akbar (Dio è grande) uccidono persone innocenti per strada.
Questa nuova guerra ha di fatto scatenato nuovamente questi sanguinari, ciò è possibile, però non è improbabile che i media soffino sul fuoco oltre misura. Nel senso che non si limitano a fornire la notizia e a commentarla, ma ne amplificano la vicenda con dibattiti infiniti.
Non desidero addentrarmi in queste faccende di cui conosco molto poco le storie, anche perché trovare informazioni veritiere è un’impresa. In linea di massima è lampante che gli schieramenti in atto attualmente sono:

1) Quello così detto occidentale, dove ne fanno parte tutti coloro che sono pro Stati Uniti e quindi l’Europa tutta.
2) Quello dalla parte opposta, cioè Russia, Cina e gli stati arabi per eccellenza.


A questo punto mi fermo qui perché poi le cose si complicano oltre misura per me. Quello però che non posso fare a meno di vedere, anche tappandomi gli occhi, è la miopia che rasenta la cecità di coloro che non VOGLIONO vedere l’attuale discriminazione del popolo palestinese. I nostri media trasmettono
continuamente le tragedie vissute dal popolo israeliano, degli ostaggi e delle loro famiglie disperate. Situazioni che strappano il cuore a chiunque. Però quasi mai della gente palestinese sottoposta ai bombardamenti e senza cibo, né acqua. Privi di qualsiasi mezzo di sostentamento che sono costretti a spostarsi dal territorio settentrionale a quello meridionale con città e strade piene di macerie. L’ONU e tutte le istituzioni umanitarie condannano il comportamento israeliano, ma non muovono un dito per far cessare questo orrore. Qualcuno si sta ribellando, qualche paese limitrofo, che non può soffrire gli israeliani per motivi storici, da sempre contrari alla prepotenza nei confronti dei palestinesi. Anche altri grandi paesi hanno alzato i toni schierandosi per adesso solo a parole con i palestinesi. Non vorrei che tutto ciò porti ad un allargamento del conflitto.
Un’ultima considerazione prima di terminare questo articolo. Come ha fatto Hamas a colpire gli abitanti civili senza che il servizio segreto, il Mossad, che è considerato il migliore del mondo non se ne sia accorto? Come mai le forze di Hamas erano in possesso di tutte quelle armi? Da dove sono arrivate? Come hanno fatto a sfondare gli sbarramenti senza che fossero fermati? Le domande che mi pongo sono tante, ma come sempre basterebbe andare alle origini delle situazioni. Certo le risposte non si trovano in bella mostra sul un piatto d’argento, ma basterebbe interessarsi a quando è spuntato fuori nel tempo Hamas e perché. Chi aveva interesse a mettere in cattiva luce il leader palestinese capo dell’OLP Arafat? E Perché? Se si riuscisse a rispondere almeno a queste domande che mi frullano nella mente, forse si avrebbe una situazione molto più chiara e veritiera di ciò che sta accadendo da quelle parti. Di una cosa sono certo: quando l’informazione non è a 360 gradi, ma è in funzione di una sola parte, non è affatto verità ma falsità. Perché la verità è carattere di ciò che è vero, rispondente a una realtà obiettiva.


                                                                                   Natale Pappalardo ottobre 2023
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