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Il Nuovo Testamento

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    Il vangelo, cioè la buona notizia che il compimento della promessa è giunto. Evangelizzare perciò significa, anche durante il tempo di Gesù, dare la lieta notizia, che la salvezza è arrivata, che Dio ha realizzato le sue promesse.

    Non avendo ancora letto tutto l’Antico Testamento, posso supporre, da quello che sono venuto a conoscenza, che il compimento della promessa sia, che gli israeliti riescono a conquistare finalmente la terra di Canaan. Che la salvezza si riferisce alla fine degli usurpatori, (i romani) che il Messia atteso sia arrivato e perciò tutte le profezie che sono state decantate stanno per essere realizzate. Ricordo infatti che nel 587 A.C. Gerusalemme venne distrutta dal re babilonese Nabucodonosor, il tempio fu bruciato e gli israeliti esiliati in Babilonia. Da qui inizia la diaspora cioè la dispersione degli ebrei. Il secondo tempio venne ricostruito e completato nel 515 A.C cioè dopo 70 anni.

     Quando Nabucodonosor II, morì e dopo pochi anni l’impero assiro-babilonese fu sconfitto e sopraffatto da Ciro il Grande re persiano, gli esiliati tornarono a Gerusalemme. Da qui il versetto di Isaia che descrive l’ascesa e la morte del re di Babilonia definendolo prima splendente, nel massimo del suo potere e poi, gettato a terra, nella morte.

Isaia 14:12 "Come mai sei caduto dal cielo, o Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, tu che atterravi le nazioni?"

Lucifero deriva dalle parole latine "lucem ferre" e significa "portatore di luce" e nell'antica cultura latina era il nome del pianeta Venere

     In tutta la Bibbia si legge il nome di Lucifero solo in questo versetto, eppure tutti credono sia un principe del male. L’angelo decaduto, il più splendente.

In questo periodo di esilio, si pensa sia stata scritta la Bibbia (l’Antico Testamento) e da qui anche la nascita astratta di un Messia, perché sottomessi ai babilonesi non era pensabile che potessero liberarsi concretamente. Gli esegeti israeliti si ispirarono quindi a qualcuno che dalla discendenza di David sarebbe nato per liberarli, portando a compimento non solo quanto promesso da Yahweh, ma regnare su tutti nel mondo, con il solo e unico Dio: il loro.

     Pensarono anche che non in questa vita terrena, (che non aveva nessuna prospettiva) ma in una vita oltre la morte avrebbero ottenuto molto. Anche qui si rifacevano a idee estranee a quanto avevano sempre creduto. Forse un sogno, un desiderio che prese sempre più vigore per poi scemare quando, con la liberazione ottenuta da Ciro il grande, non fu più strettamente necessario aspirare a tanto.

In seguito, quando arrivarono i romani, Vespasiano ordinò a suo figlio Tito (che in seguito divenne imperatore), di dare un forte esempio alla popolazione giudea che con gli zeloti e altri ribelli, erano tumultuosi. Tito distrusse nel 70 D.C. il tempio di Gerusalemme. (la seconda volta) Però qualcuno crede che la causa fu soltanto per un incidente, perché Tito voleva trasformare il magnifico palazzo, in un tempio pagano. Anche qui si parla di diaspora, anzi parecchi sono convinti che iniziò proprio con la conquista di Gerusalemme da parte dei romani e fu incrementata nel 133-135 D.C durante una violentissima rivolta, dove fu vietato agli ebrei, persino di avvicinarsi alla città.

     La dispersione, quindi la diaspora che portò gli ebrei erranti nel mondo, qualcuno pensa sia avvenuta anche per un castigo, proprio durante l’uccisione di Gesù. “Il sangue suo cada su di noi e sui nostri figli “(Mt 27,25)”. In realtà da centinaia d’anni tutti coloro che avevano conquistato quel territorio, portarono via come schiavi i vinti. Questo è sempre successo in ogni guerra di quelle epoche. Ma far credere questo è stato importante ieri come oggi.

     Piegati e sottomessi dai romani, nacquero tanti messia che predicavano che era finito il tempo delle sofferenze, tra questi Gesù. L’antico Messia atteso negli anni di esilio divenne all’improvviso necessario.

La buona novella non era la terra di Canaan, la sua conquista, l’uccisione di tutti coloro che l’abitavano, almeno non solo, ma…

 

     Tutto cambia col Nuovo Testamento, infatti con l’arrivo di Gesù cambia anche il rapporto tra Yahweh e il suo popolo. Cambia ancora con la morte di Gesù per via di Paolo che predica una dottrina diversa da quella degli apostoli che seguivano il suo sentiero. Pratiche sempre seguite, all’improvviso diventano estranee e la vita pare non finire con la morte perché ci sono resurrezioni e altra vita dopo. Via la spada, bandito occhio per occhio, dente per dente.

     La nuova filosofia è porgere l’altra guancia a chiunque specialmente al proprio nemico. Yahweh è il padre di tutti non solo del suo popolo prediletto. Una rivoluzione che non ha radici nell’Antico Testamento tanto è diverso il concetto di vita, morte e amore. Nessuna vendetta, nessuna strage, nessuna conquista se non quella dell’animo e non per adesso, ma per il mondo che verrà. Concetto completamente estraneo nei libri fondamentali: il Pentateuco.

     Sinceramente non capisco come lo stesso Dio di Abramo, spietato e conquistatore, all’improvviso diventi bontà, misericordia e carità. La curiosità di leggere il Nuovo Testamento e quindi conoscere la causa di questa trasformazione è tale che, interrompo lo studio dell’Antico Testamento, per il momento.           Leggendolo, lo trovo privo di qualsiasi tipo di attendibilità. Mi auguro che almeno nel Nuovo, vi siano fonti certe, autenticate e non solo ipotesi. L’antico Testamento tramandato oralmente e poi trascritto solo con le consonanti e solo dopo parecchi secoli vocalizzato da diverse scuole di pensiero ed in seguito trasformato, modificato in molte sue parti ed infine tradotto, copiato e ricopiato, è inevitabilmente diverso dall’origine che poi nessuno conosce. Però il Nuovo, scritto quasi tutto in greco, (forse il vangelo di Matteo in aramaico) non dovrebbe essere molto difforme dall’origine.

 

       Alla morte di Gesù vennero fuori parecchi vangeli scritti da svariate persone. Ognuno scriveva a modo proprio la storia che Gesù aveva vissuto o che aveva sentito raccontare. Quindi c’erano versioni anche contrastanti fra di loro che non solo non confermavano alcune vicende o non ne parlavano nemmeno, ma le smentivano con altre vicende magari accadute nello stesso tempo. Ad insistere che i vangeli dovessero essere solo quattro fu Ireneo di Lione, un teologo del II secolo, il quale, contestando gruppi cristiani da lui ritenuti eretici come gli Ebioniti o i seguaci di Valentino e Marcione, che ne usavano un numero differente, affermò: "Poiché il mondo ha quattro regioni e quattro sono i venti principali, così il cristianesimo si fonda su quattro pilastri principali.” Fra i molti scelse Matteo, Marco, Luca e Giovanni che sono detti canonici mentre tutti gli altri sono considerati apocrifi.

     Si chiamano sinottici i Vangeli di Matteo, Marco e Luca perché se messi accanto si può notare che dei 601 versetti di Marco, 600 ritornano in Matteo e 350 in Luca. Quindi si immagina una certa interrelazione tra questi 3 Vangeli. Il più antico parrebbe quello di Marco da cui dovrebbero derivare gli altri. Purtroppo anche qui si fanno solo ipotesi. Anche la datazione della stesura non è certa, dicono 70 D.C. ma i Protestanti pensano siano più recenti, mentre pare si siano trovati a Qumran due pezzetti del vangelo di Marco risalenti a circa 50 D.C. Nessuna certezza!

 

Matteo

 

     Matteo nacque a Cafarnao (Galilea) nel 4-2 A.C. morì in Etiopia nel 70 D.C. Non si sa se per morte naturale o per morte violenta causata dal re etiope Irtaco che succedette al fratello. La storia raccontata da un vangelo apocrifo narra che Matteo salvò la figlia del re Egippo e che quest’ultima non volle sposare lo zio quando succedette al trono del padre. Irtaco cercò di convincere Matteo ad intercedere presso la nipote per farsi sposare ma, Matteo durante un rito religioso parlò alla gente difendendo la volontà della figlia di Egippo. Preso dalla collera Irtaco lo uccise con la spada direttamente sull’altare.

Matteo era chiamato il “pubblicano” perché era un esattore delle tasse. Pensò di sfruttare a suo vantaggio la situazione con i romani diventando un pubblicano. A quell’epoca gli esattori dovevano pagare di tasca propria alle autorità le tasse prima ancora di averle riscosse dal popolo. Perciò si può immaginare con quali mezzi i pubblicani riscuotessero i vari tributi a chi era insolvente. Questo portò a Matteo una certa agiatezza economica, ma anche ad essere odiato dai suoi concittadini.

     Per questo genere di lavoro occorreva aver tanto pelo sullo stomaco.

     Il vangelo racconta che, mentre Matteo era intendo al lavoro, seduto al suo banco in mezzo alla strada a fare conti, Gesù passando disse solo una parola: seguimi.

Matteo lasciando tutto lo seguì diventando un suo apostolo.  Sono state scritte tante ipotesi sull’argomento che Matteo, buon peccatore, lasciò tutto all’improvviso, vendendo tutte le sue proprietà e andando a predicare con Gesù, diventando Il più ortodosso degli apostoli, amante come Gesù delle tradizioni giudaiche. Convinto che era finalmente arrivato il Messia tanto atteso.  

 

Marco

 

     Di Marco non si conosce gran ché. Certo predicava con Paolo e dopo con Pietro. Si dice che fu lui a scrivere il vangelo di Pietro, mentre il suo fu redatto durante la sua permanenza a Roma intorno al 70 D.C. La sua morte si presume sia stata nel 68 D. C. (qualcosa non quadra).

Strano come un personaggio così importante non abbia una storia degna di nota. Anche il suo vangelo, il più corto tra tutti, non parla mai della nascita di Gesù né della sua adolescenza. Ma solo della sua morte e resurrezione.

     Si dice che in effetti, Matteo, colui che scrisse il vangelo più antico abbia preso spunto proprio da quello di Marco. (come si spiega?)

Luca

 

     Nato in Antioca nel 9 D.C e morto nel 93, è indicato come l’autore del vangelo secondo Luca e degli Atti degli Apostoli.

Insieme a Paolo predicò moltissimo specialmente fra i gentili. Dotato di buona cultura, non era un ebreo e probabilmente medico. Era un ellenista, quindi molto lontano dagli insegnamenti ortodossi giudaici. Non conobbe mai Gesù e si dice che ne sentì parlare soltanto ad età matura. (come mai? Un personaggio così importante… ). Luca è quello che ha scritto di più nel Nuovo Testamento.

 

Giovanni

 

     Nato a Betsaida nel 10 A.C e morto probabilmente tra il 99 e 104 D.C. Fu insieme a Matteo l’unico degli evangelisti che conobbe Gesù. Probabilmente la sua famiglia era dedita alla pesca. Non si sa se solamente pescatori oppure, oppure titolari di un’impresa con garzoni e pescatori vari. Si narra che sia Giovanni che suo fratello Giacomo vennero chiamati da Gesù mentre stavano riparando le reti (ciò mi fa pensare che erano solo pescatori). Giovanni, si presume non scrisse solo il Vangelo secondo Giovanni ma anche altro che è considerato apocrifo, oltre all’Apocalisse. (Un pensiero personale, all’epoca quanti sapevano scrivere? Lo sapevano fare anche i pescatori e in greco?)

 

     Prima di accingermi a leggere il Nuovo Testamento, ho desiderato conoscere meglio chi erano gli evangelisti che come ho scritto, furono scelti fra tanti, dal vescovo di Lione Ireneo.

Sono tutti santi e tutti molto famosi perché hanno descritto parte della vita di Gesù, narrando varie vicende, che però non risultano in nessun scritto storico ufficiale.

     Ricercando su internet qualcosa su di loro, mi sono imbattuto in molti si dice, si presume, forse, si suppone. Insomma non si sa quasi niente di loro se non quello che loro stessi (leggi altri) hanno scritto uno dell’altro. Poi quello che ha scritto più di tutti Luca, è stato colui che, essendo un discepolo di Paolo e non avendo conosciuto Gesù, scrive davvero soltanto storie sentite in giro oltre settant’anni dopo la sua morte.

    Dobbiamo però tener conto che Matteo viene raffigurato con alle spalle un angelo che lo aiuta a scrivere, mentre Paolo, come sappiamo si è auto nominato apostolo, perché è stato scelto personalmente da Gesù, durante il viaggio verso Damasco. Quindi queste scritture sono dettate o ispirate direttamente da Dio. Naturalmente questo basta a far tacere ogni possibile dubbio che viene sollevato.

Con queste premesse, con quale spirito mi accingo a leggere i vangeli? Speravo che almeno nel Nuovo Testamento avrei trovato qualche riscontro certo, uno scritto storico che avvalli almeno qualche argomento famoso. Un documento ufficiale in cui risulti qualcosa che confermi quanto scritto nei vangeli, ma purtroppo, non ce n’è. Eppure si dice: vero come il vangelo! Nella mia Bibbia, nella prefazione leggo, che tutto ciò che è scritto è confermato dagli storici e dai geografi, almeno fin dove sono riusciti a scoprire.       Al di fuori dalla Bibbia, invece, leggo che le discordanze e non solo, non solo cronologiche, ma storiche e geografiche sono moltissime

Ma io non mi perdo d’animo, infatti con calma, serenità e cercando di non giudicare a priori, leggerò il Nuovo Testamento, così come ce lo hanno presentato. So che già vi sono molte traduzioni diverse e che hanno fatto molte varianti e questo mi disturba, ma sono cose antiche, è normale. Come sarà normale per me dare un’occhiata agli altri vangeli apocrifi. La curiosità è nel sapere cosa abbiano di tanto diverso quest’altri vangeli, che la tradizione vuole non ispirati da Dio. Come già scritto, la scelta è stata fatta da Ireneo e non certo per la volontà di Dio. Anche perché mi pare strano, che questo vescovo, durante la sua vita, abbia avuto il tempo, la voglia e la possibilità di leggere ogni cosa sia stata scritta, in tutti gli anni che sono trascorsi dopo la morte di Cristo.

Vorrei però soffermarmi più che altro sulla figura di Gesù e a questo proposito avevo già scritto qualcosa, di cui estrapolo una parte che inserisco in questo pezzo.  Il Nuovo Testamento si basa quasi esclusivamente sulla vita di Gesù Cristo, ma se si hanno dei dubbi persino della sua esistenza, della sua crocifissione, della sua morte e della sua resurrezione, di che cosa parliamo?

     Facendo ricerche vengono fuori tante storie e anche se nessuna ha la pretesa di essere vera, qualcosa sarà successo per forza. Basandomi per adesso a quanto si può supporre dalla storia reale che ci viene tramandata e non dai vangeli, si evince che…..

Il Gesù Cristo sono in effetti due figure distinte. Il primo è un uomo (o più uomini) che visse in Palestina e che perseguiva la libertà dalla sottomissione romana. Quindi una forma politica di liberazione dall’usurpatore.

    L’esistenza dell’uomo chiamato Jehoshua/Gesù non ha supporti bibliografici. Chi fu, dove nacque, da quale famiglia proveniva, chi erano i suoi fratelli, chi erano i suoi genitori, che lavoro faceva, tutto è avvolto nel mistero.

Ciò fa supporre che:

  1. Se esistito non si rese protagonista di eventi degni di nota.

  2. Non si chiamava Jehoshoua. Forse era un Simone, Giuda, Giovanni, Giacomo, tutti zeloti patrioti che dal 7 al 135 D.C. tentarono di scardinare la supremazia romana in Palestina. Probabilmente costui raccolse gli echi di tutti costoro.

 

   Di Cristo invece si conosce abbastanza, anche se gli scritti sono costituiti da scrittori sconosciuti in tempi e in luoghi differenti.  Di famosi ne abbiamo due:

Tacito scrisse che Nerone spacciò per colpevoli e condannò i cosiddetti cristiani che prendono il nome da Cristo che fu crocifisso per opera del procuratore Ponzio Pilato.

Tacito però non ne fu testimone perciò o ha fatto delle ricerche storiche basandosi su racconti orali circolanti dei cristiani, oppure che l’opera di Tacito, giunta a noi solo frammentaria e “riordinata” all’Abbazia di Montecassino, possa essere stata in qualche modo rielaborata.

    C’è poi la testimonianza di Giuseppe Flavio, storico ebreo romano (nato 37-38 D.C.) che scrive che fu messo in croce da Ponzio Pilato. Il Cristo che risorse nel terzo giorno dalla sua morte e che malgrado tutto ancora ci sono i suoi seguaci. Il brano di Flavio è considerato uno dei più importanti extra biblici su Cristo.

1) stranamente Giuseppe Flavio non avrebbe mai esaltato Gesù Cristo avendo scritto appositamente per i romani e avendo anche romanizzato il suo nome proprio.

2) Giuseppe Flavio discendente da una famiglia sacerdotale, non avrebbe mai accettato un messia che non provenisse dalla casa di David. Era affiliato alla setta dei farisei.

3) Passo questo di Giuseppe Flavio molto discusso anche tra i cristiani dell’epoca e comunque neanche lui fu un testimone oculare essendo nato dopo la sua morte (Gesù)

  Questo passo chiamato Testimonium Flavianum attualmente gli studiosi credono sia un falso rielaborato da copisti cristiani. Shlomo Pines uno storico israeliano nel 1971 scoprì una versione di questo passo scritto in arabo, in Siria nel X secolo dal vescovo e storico cristiano Agapio di Ierapoli che si reputa più attendibile:

    Similmente dice Giuseppe [Flavio] l'ebreo, poiché egli racconta nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: "Ci fu verso quel tempo un Uomo saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita ed era considerato virtuoso (o dotto), e aveva come allievi molta gente dei Giudei e degli altri popoli. Pilato lo condannò alla crocifissione e alla morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono al suo discepolato (o dottrina) e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i profeti hanno detto meraviglie.

   Comunque non si è certi di niente, infatti oltre ogni ragionevole dubbio non è verificabile che il personaggio Yeoshua/Cristo sia quello che si tramanda.

Pare infatti che non sia il produttore del cristianesimo ma solo il suo prodotto e gli scrittori storici greci e latini, non spesero una parola per il “Dio Vivente”. All’epoca di Cristo, Roma produsse molti grandi scrittori, storici, filosofi, studiosi in genere. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di scrivere le gesta di un personaggio che era famoso ancor prima di nascere?

Conosciamo tutti quello che fece Erode con i bambini maschi sotto i due anni, (La strage degli innocenti è un episodio presente nel Vangelo secondo Matteo (2,1-16) eppure non c’è scritto niente di ufficiale da nessuna parte. Mentre si sa che i romani erano famosi perché catalogavano e scrivevano tutto. Come può essere sfuggita una strage simile?

     Soltanto nel Vangelo se ne parla, scritto comunque nel I secolo dopo Cristo.

    Ma davvero sono stati Matteo, Marco, Luca e Giovanni coloro che hanno scritto oppure vari scrittori sconosciuti? E cosa hanno scritto? Sicuramente quello che si era tramandato o che si voleva tramandare. La lingua era il greco, almeno così ci dicono gli studiosi. Però questa storia di Gesù Cristo non era originale, infatti gli esseni, una particolare setta ebraica già ne parlava molto tempo prima e la predicava anche.

     Comunque tornando al nostro Gesù, trovo che il noto Barabba, uno dei due ladroni crocifissi insieme a Gesù, si chiamava anche lui Gesù (Yeoshua) Bar-Abbà. Letteralmente figlio del Padre.

Purtroppo di Barabba ne parlano solo i vangeli scritti in greco ma le traduzioni variano perché non è chiaro se era il suo vero nome, se era detto così o se fosse un soprannome.

   Quando nel processo che seguì, a Gesù dopo la cattura sul monte degli ulivi, gli chiesero se lui dichiarava di essere figlio di Dio. Lui rispose: tu lo hai detto. In realtà gli ebrei non pronunciavano mai la parola Dio, ma sempre altri termini come: il figlio del padre, Adonai, Eloah, il Signore, il Padre. E questo era un processo svoltosi di fronte alle autorità ebraiche. In sostanza i due Gesù erano: uno accusato di essere un tumultuoso, infatti era stato arrestato durante uno scontro dove era stato ucciso un romano, e l’altro accusato dagli ebrei perché dichiarava di essere re della Giudea e di predicare fuori dagli schemi.

La storia dei vangeli narra che Ponzio Pilato chiese al popolo quale dei due dovesse essere salvato e acconsentì alla scelta fatta. Quindi il Gesù Barabba (figlio del Padre) o il Gesù chiamato il Cristo (odiato dagli ebrei). Come tutti sappiamo si salvò Bar-Abbà. Perciò fu crocifisso l’altro Gesù.

Noto che questo passaggio non è molto chiaro, ma non importa perché a conti fatti sembra davvero inverosimile che i romani e nella figura poi di Ponzio Pilato, (in una lettera del re Erode Agrippa. (in Filone, Legatio ad Caium, 38) lo descrive come "implacabile, senza riguardi, ostinato") abbiano effettuato un processo così, come ci viene descritto dai vangeli. Non corrisponde, a detta degli studiosi, proprio niente di un vero processo. Al massimo sarà stato un interrogatorio tra una sosta nel trasporto in carcere.      Comunque la storia che Pilato chiedesse al popolo quale salvare è ancora più difficile da digerire. I romani non erano affatto teneri con gli zeloti o chi per loro o con chiunque si opponesse in qualche modo al loro potere. Salvare poi uno che si trovava in mezzo ad un tumulto dove avevano ammazzato un romano è improbabile.

Potrebbe anche essere che Barabba e Gesù non fossero due ma uno solo. Chi può dirlo con certezza?  Probabilmente questa storia è stata scritta per dare la colpa agli ebrei, accusandoli di aver ucciso il messia (che loro non credevano quello giusto) con la loro scelta, per condannarli definitamente. In questo modo si apriva un varco insanabile tra gli ebrei e i nuovi cristiani. Non è improbabile pensare che Paolo non c’entri nulla.

                                                         Inserisco questo pezzo completo preso da internet

Eventi prodigiosi alla morte di Gesù

     Nella narrazione dei soli vangeli sinottici, la morte di Gesù - oltre alla professione di fede del centurione[40] - fu accompagnata da eventi prodigiosi. E', comunque, inconsueto che questi eventi prodigiosi non siano citati da nessun resoconto storico dell'epoca e neppure dal Vangelo secondo Giovanni; è parimenti strano che nessuno degli altri tre evangelisti - e nemmeno gli storici - abbiano fatto un minimo accenno al terremoto quando "le rocce si spezzarono" e, soprattutto, alla risurrezione dei morti, presenti solo nel Vangelo secondo Matteo.[41][42][43] Tali eventi, descritti nei vangeli sinottici, furono:

  • Un fortissimo terremoto in cui "le rocce si spezzarono" e la risurrezione di molti morti nei sepolcri con la loro apparizione in Gerusalemme[44]: queste manifestazioni sono descritte solo nel Vangelo secondo Matteo. La risurrezione dei morti nei sepolcri, peraltro, avvenne in modo particolare: alla morte di Gesù, i sepolcri si aprirono e molti morti risorsero ma restarono fermi nel sepolcro aperto - e quindi accessibile a tutti - per tre giorni, fino alla risurrezione di Gesù; solo dopo uscirono dai sepolcri stessi e camminarono per Gerusalemme, apparendo quindi avvolti nelle bende o nel lenzuolo mortuario e sembra senza suscitare panico.[45][46]      (personalmente mi chiedo la datazione dei morti. Solo quelli recenti non ancora decomposti oppure anche coloro ormai solo scheletri? Matteo scrive “santi” in Mt 27, 52-53 chi intendeva per santi?)

  • Il buio su tutta la terra per tre ore, da mezzogiorno alle tre[47]: avvenimento riportato nei tre vangeli sinottici, benché non vi siano altri riscontri storici o scientifici. In base, infatti, ai calcoli astronomici non ci furono - né furono registrate - eclissi solari nel periodo in cui si ritiene sia avvenuta la morte di Gesù; inoltre le eclissi - che durano al massimo sette minuti e sono visibili da una porzione molto ridotta della superficie terrestre - non possono verificarsi in prossimità della Pasqua ebraica perché quest'ultima coincide col plenilunio, quindi la Luna è necessariamente dalla parte opposta della Terra rispetto al Sole e non può oscurare quest'ultimo.[48]

  • Il velo del Tempio che si squarciò[49]: l'evento è citato in tutti e tre i sinottici ma vi è discordanza tra le narrazioni, in quanto i vangeli di Marco e Matteo sostengono che il velo si squarciò solo dopo che Gesù era già morto[50], al contrario del Vangelo secondo Luca che riferisce come l'evento accadde quando Gesù era ancora vivo[51]; le due versioni sono temporalmente inconciliabili.[52] In ogni caso, tale evento - che, interessando il Sancta Sanctorum, l'area più sacra del Tempio, avrebbe dovuto avere un'eco notevole - non è riportato da alcuna altra fonte storica e anche lo storico ebreo Flavio Giuseppe - che ben conosceva il Tempio e parlò del suo velo in relazione agli anni precedenti alle guerre giudaiche del 66 d.C. - non citò questo catastrofico evento[53].[54][55]

 

40                 Mt27,54.

45-46            Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 148, ISBN 978-88-430-8869-0.

47                 Mc15,33; Lc23,44; Mt27,45.

48                 Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani, Longanesi, 2007, p. 92,

                     ISBN 978-88-304-2427-2.

49                 Mc15,37-38; Lc23,44-46; Mt27,50-51

50               Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso." (Mc15,37-38) e " E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono" (Mt27,50-51).

51               "Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue                      mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò." (Lc23,45-46).

52                Bart D. Ehrman, Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible,

                    HarperCollins Publishers, 2009, pp. 51-52, ISBN 978-0-06-186327-1.

53               Appare, inoltre, piuttosto improbabile che gli evangelisti possano avere avuto notizia che il velo del Tempio si fosse squarciato da solo: questo velo era una tenda nel Tempio, in una zona dove poteva entrare - e unicamente in determinate occasioni - solo il Sommo sacerdote, ovvero Caifa, che aveva sentenziato la condanna di Gesù stracciandosi le vesti solo il giorno prima (Mc14,53-65; MT26,57-68); Caifa - supposto che il fatto fosse realmente accaduto e che lui fosse lì nel momento giusto - difficilmente lo avrebbe riferito ad altri, ammettendo così implicitamente che la morte di Gesù aveva prodotto un simile evento miracoloso.

54               Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 148-149, ISBN 978-88-430-8869-0.

 

     Finora, da quanto leggo nel Nuovo Testamento, tutto viene trascritto dopo molto tempo dalla morte di Gesù. Anche nei vangeli canonici non tutto collima. I contemporanei di Gesù Matteo e Giovanni, (che lo hanno conosciuto) che la tradizione vuole autori dei loro vangeli, hanno avuto un’ottima memoria, perché lo hanno scritto parecchi decenni dopo la sua morte. La traduzione e le varie copiature hanno apportato sicuramente variazioni. Comunque sempre reperti inerenti a circa 2000 anni fa non custoditi come se fossero documenti ufficiali e scritti storici redatti da personalità di riguardo. Perciò i ritrovamenti sono stati certamente rimessi in ordine negli anni dei ritrovamenti, in monasteri dove frati amanuensi o copisti li riportavano a nuova vita ricopiandoli. C’erano nel Medio Evo parecchi personaggi che si “arrangiavano” come amanuensi, pur non avendo nessuna cultura in merito. Le opere trascritte da questi individui sono risultati più veritiere dalle altre copie redatte dai monaci acculturati, perché quest’ultimi inevitabilmente erano portati a modificare qualche parola o frase a seconda delle loro tendenze personali. A questo riguardo, mi sembra strano che, anche i due evangelisti-apostoli, pur essendo giudaici ortodossi, come lo era lo stesso Gesù, poi abbiano lasciato scritto versetti che non si adattano al loro modo di pensare.

  Infatti Gesù vieta di predicare ai pagani e invita a rivolgersi “alle pecore sperdute di Israele” e contemporaneamente ordina di andare per il mondo a diffondere il vangelo.

Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani, rivolgetevi, piuttosto, alle pecore perdute della casa d’Israele»” (Mt.10,5-6)

   Credo sia evidente che ci siano contrasti in queste dichiarazioni, o si diffonde a tutti oppure solo al popolo israelitico smarrito nella fede. Mi riservo di scrivere altro quando avrò letto almeno Matteo.

 

                                                                                 Natale Pappalardo aprile 2018

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