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OLTRE LA MORTE

Sull’argomento della vita oltre la morte c’è una letteratura praticamente infinita, scritta da tempo immemorabile. Non ho intenzione di scrivere un articolo su questa questione portando delle mie conoscenze o rivelando informazioni fornite da altri. Desidero solo stabilire dei punti e scriverli, perché alcuni sono evanescenti, cioè appaiono e scompaiono nella mia mente come svariati pensieri che non si riescono a fissare bene. Vorrei quindi che rimanessero senza sparire, almeno per qualche tempo.

 

Primo punto:

 

Dopo la morte di un essere vivente, finisce tutto di lui? La risposta dovrebbe essere ovvia, cioè sì! Infatti si nasce, si cresce e poi si muore. Un ciclo completo che si ripete da sempre. In questo articolo non tengo conto della religione, perché qualsiasi dottrina di cui sono a conoscenza, ci insegna che ci aspetta altro, nel bene e nel male, a seconda di come ci siamo comportati nella vita vissuta. La risposta affermativa che tutto finisca non mi soddisfa, perché mi pare molto limitata. Questo ciclo che si ripete sempre ha uno scopo? Dalla mia esperienza personale ho capito che niente è lasciato al caso, tutto ha un perché e perciò un fine. Quindi la nascita, la crescita e la morte devono avere una spiegazione, anche se adesso è sconosciuta.

 

Secondo punto:

 

Dalle nostre ricerche sappiamo che abbiamo sostituito tutte le cellule del nostro corpo innumerevoli volte durante la nostra esistenza, quindi abbiamo la possibilità di auto generarci. Purtroppo nel tempo perdiamo la possibilità di originare la stessa quantità e qualità delle cellule (e altro… per semplificare) e perciò man mano tutto in noi si consuma fino a determinare il collasso e perciò la morte. Non a caso per continuare la specie noi siamo in grado di procreare. Se fossimo eterni non potremmo avere questa possibilità. La natura non lo permetterebbe perché si andrebbe verso un disastro certo. In questo caso lo scopo è ben definito.

 

Terzo punto:

 

Cosa è di preciso un essere vivente? Mi riferisco in questo articolo soltanto all’uomo per semplificare l’argomento, però tutto ciò che scrivo intende ogni forma di vita. Ormai sappiamo tutti, anche se non conosciamo esattamente cosa sia, che per vivere non basta un corpo con tutte le proprie funzioni in regola, occorre altro, una specie di energia, una carica interna che guidi, conduca o altro il corpo, l’involucro, il mezzo che la natura ha scelto per vivere in questo mondo. Nel tempo l’abbiamo chiamato in molti modi: spirito, anima, coscienza ecc. Quindi se per qualsiasi ragione il corpo muore, per una malattia, perché è stato bruciato completamente o per mille altre ragioni, quella carica, quell’energia che è immateriale finisce con il corpo oppure è a sè stante?

 

Quarto punto:

Nel terzo punto ho scritto che … “ormai sappiamo tutti, anche se non conosciamo esattamente” … In effetti, non tutti concordano che esiste una carica, un’energia che faccia “vivere” il corpo. Molti lo suppongono soltanto perché non è stato ancora scoperto se davvero esista in qualche posto del nostro corpo. La letteratura ci indica molte posizioni, qualcuno addirittura lo ha anche pesato, mentre si esala l’ultimo respiro. Però si tratta solo di ricercatori che non possono dimostrare e verificare davanti ad altri scienziati ciò che ipotizzano. E tutto ciò che non si può dimostrare replicandolo varie volte, non è scientificamente valido. Si sa che la scienza ha le sue regole, sappiamo anche che è il dubbio che la fa crescere, la curiosità, la brama di scoprire che la fa evolvere. Quindi se al momento non è dimostrabile, non è detto che domani non lo sia. Pertanto fidarci solo della scienza è limitativo, bisognerebbe aprirsi a ciò che ancora non si riesce a spiegare, come a dei fenomeni che esistono e che in ogni tempo l’umanità ha sperimentato.

 

Quinto punto:

 

Probabilmente tutti hanno sentito parlare o sperimentato su sé stessi, fenomeni inspiegabili, almeno dalla scienza ufficiale. Persone in coma con un elettroencefalogramma piatto, quindi senza attività celebrare, una volta tornati in sé, dichiarano di aver visto e sentito cosa accadeva nella stanza dove erano ricoverati. Vedevano dall’alto il proprio corpo e le unità sanitarie che si muovevano intorno. Ripetevano i discorsi fatti e incredibilmente riuscivano persino a riferire il colore dei calzini di quel dottore o dell’infermiere mentre erano distesi e collegati alle macchine con gli occhi chiusi. Da una posizione quindi impossibile per notare certi particolari. Si sa che tutti raccontano di un tunnel illuminato da una luce bianchissima e tanta pace. La sensazione di stare bene, molto bene e in pace. Nessun dolore, nessuna sofferenza … Poi all’improvviso tornare, strappati a forza da quel benessere e trasportati di nuovo nel male, loro malgrado. Tanti sono i racconti che questi pazienti che “ritornano” da un luogo indefinito dichiarano. Ognuno ha esperienze proprie, però la situazione descritta nelle righe sopra è comune a tutti. Centinaia di migliaia di casi tutti simili, impiegabili, non possono essere prodotti solo da fantasie. Neppure credo che il cervello trasmetta qualcosa in quelle condizioni. Poi la consapevolezza che non vi sia un sopra o un sotto e che la distanza non viene percepita come al solito. Pare di vedere tutto contemporaneamente e anche un oggetto lontano può essere visto come se lo si guardasse da pochi centimetri di distanza. Non c’è logica né spiegazione! Non solo chi è in coma ma, questa possibilità di vedere sé stessi dall’alto, la descrivono molti che hanno avuto esperienze extra corporea, magari mentre dormivano oppure erano molto debilitati da una forte febbre. In pratica quando non erano completamente coscienti. Alcuni hanno descritto che attraversavano le pareti come se non ci fossero e volavano, sentendo su di loro l’aria che provocava la velocità, come se davvero viaggiassero. Descrivono situazioni poi verificate veritiere che non avrebbero potuto conoscere in alcun modo.

 

Sesto punto:

 

Questo è uno degli argomenti di cui sopra, che non riesco a definire pur intuendolo nella mente. Non solo non riesco a spiegarlo a parole mie, ma ho difficoltà a scriverle, perché mentre sono intento a farlo, mi diventano evanescenti. Molti non credono affatto, mentre io si, che quell’energia, carica, spirito, coscienza che ci rende vitali e che d’ora in poi chiamerò anima esista davvero. Tutto ciò che conosco, infatti, per funzionare ha bisogno di energia, sia pure una molla meccanica caricata a mano come i giocattoli di una volta.

Io prendo atto che la situazione descritta da molti sia reale proprio per la precisione dei racconti e la veridicità dei controlli effettuati in seguito. Tutto ciò ha una logica nella mia mente umana anche se non posso provare niente. Solo per la combinazione di essere nati, di avere questo corpo, possiamo ritenerci fortunati. Siamo stati “scelti” tra milioni se non miliardi di altri esseri. Così non si può dire dell’anima. Infatti, lei è stata costretta a darci la vita, probabilmente contro la sua volontà. L’obbligo e il perché dar la vita proprio a quel particolare corpo, potrei spiegarlo meglio in un prossimo articolo dedicato a questa questione. Immagino l’anima bloccata in un corpo materiale di questa dimensione, come dovrebbe sentirsi? Come un uccello in gabbia? Come un pesciolino rosso nella sua vasca? Come un uomo con la palla al piede? In ogni caso costretta a sopportare la grande limitazione di stare in un corpo materiale.

Forse all’inizio dell’esistenza del corpo, quando ancora si intende un individuo di pochi anni, l’anima riesce ad esprimersi un poco e ad avere una certa autonomia, ma in seguito, man mano che il corpo diventa adulto, la sua libertà si riduce. E più il corpo dove lei è assegnata risulta efficiente, scaltro, pratico e perciò autorevole e di potere, meno lei è libera di agire. Non si dice forse, per esempio, che quell’individuo ha un cuore di pietra, vede solo i suoi interessi? Perciò meno coscienza, meno anima. Solo nei momenti in cui l’individuo è incosciente, nei sogni o è fortemente debilitato, ecco che può di nuovo agire con una certa libertà. Quando coloro che ritornano dalla pre-morte, diciamo così, raccontano che finalmente hanno scoperto la pace, la tranquillità, in realtà l’anima si è liberata, almeno per qualche tempo, del corpo che la opprime. È esattamente l’inverso anche se tutti credono il contrario. Poi quando l’anima è costretta a ritornare nel corpo che in qualche modo è stato ripristinato, scoppia tutta l’amarezza del paziente, sia per i dolori che riprendono e sia per il grande dispiacere dell’anima che ci influenza grandemente.

 

Anche se dovrei andare al punto sette, continuo ancora col sei perché anche questo ragionamento lo trovo difficile, sfumato, non preciso. Quando dicono che sono accolti al di là o nel mezzo alla luce oppure intorno, dai loro parenti prossimi e dagli amici più cari ormai defunti, io non so cosa pensare. Possono dei corpi materiali esistere in una dimensione non terrena? Il nostro corpo serve solo nella nostra dimensione, quindi in un luogo diverso non può esserci. Allora forse è solo una proiezione dei corpi amati e forse è per questo che li vedono sempre nel loro massimo fulgore. Mai in punto di morte, vecchi e decrepiti, mai neonati o fanciulli, mai malati e mal messi. Però altra mia perplessità è il tempo. Ormai sappiamo che non solo lo spazio è diverso da quello terreno ma anche il tempo. In realtà non esiste un passato un presente e un futuro come lo pensiamo noi. Allora perché hanno di fronte solo gli ultimi parenti e amici? Quelli passati perché non esistono? Forse perché non li conoscono nella nostra dimensione? … Questo ed altro mi viene da pensare ma sinceramente non ho risposte.

 

Comunque per concludere l’articolo senza cercare fantasie ed elucubrazioni varie, oltre la morte c’è altro, ma anche prima della vita. Chi ha fede nella propria religione, qualunque sia, è fortunato perché non ha problemi. Crede e perciò vive tranquillo la propria esistenza senza chiedersi alcun perché. Ascolta i vari sermoni anche se non ha idea da dove arrivino o cosa sono. Chi non crede non ha tempo da dedicare alla religione o a cose che non danno profitto. Ha troppo da fare per cercare di campare meglio possibile. Il problema è il mio e di quelli come me, spero pochi, che di notte invece di dormire sonni tranquilli si chiedono: ma perché questo? Perché quest’altro? Pur facendo di tutto per non pensare ai vari perché, purtroppo non riesco a fare a meno di pormi domande. A volte penso di essere proprio sfortunato, perché non lascio stare come fanno tanti? Sono consapevole che non ne vale la pena, proprio per niente, eppure non ci riesco! Che cosa è l’anima? Deve effettuare un percorso per emanciparsi? C’è sempre stata? Questa vita terrena a cosa serve? Dopo la morte del corpo dove andrà? Continuerà di corpo in corpo oppure andrà in un’altra dimensione? E se prima l’anima che stava in noi era in un altro corpo, eravamo sempre noi, cioè quelli di questa dimensione? Perché nel caso la stessa anima occupi numerosi altri corpi noi non ricordiamo niente delle vite precedenti? Probabilmente solo l’anima conosce quante vite ha vissuto e come, mentre il nostro corpo è solo un mezzo per vivere in questa dimensione ma del tutto inutile. Non gli serve sapere e perciò ricordare perché chi muore davvero è solo un’inutile massa di carne e ossa, nient’altro.

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