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Perchè siamo nati?


Un amico, Antonello IK0PHU, mi ha chiesto il perché noi, nel senso di umanità, siamo nati e qual’è lo scopo della nostra esistenza. Non credo che al mondo ci sia una sola persona in grado di rispondere, che conosca davvero la verità. Sono queste alcune delle classiche domande che tutti, prima o poi si pongono.
Approfitto di questa richiesta, lanciata più che altro non a me personalmente, ma all’aria, per fare un punto su questo argomento, basandomi su quello che ho studiato e appreso in tutti questi anni. Una sintesi davvero molto contenuta ma che mi permette di ricordare meglio, anche scrivendo solo alcuni cenni, di come si suppone si sia svolta la storia dell’uomo e probabilmente di come si evolverà.
Dovremo chiederci semmai, chi ci ha creato o al massimo come ci siamo sviluppati? Una volta scoperto questo potremo farci la domanda del perché.
Al momento nessuno lo sa, però abbiamo due linee di pensiero fondamentali:

1    il creazionismo
2    l’evoluzionismo.


Con la creazione soddisfiamo ogni dubbio. Siamo stati creati perché il creatore, in sintesi, voleva qualcuno che lo amasse. Forse perché si sentiva solo.
Con l’evoluzione soddisfiamo solo alcuni aspetti tecnici ma non completamente, perché studi sempre più approfonditi ci rivelano che la teoria di Charles Darwin ha molte lacune ad iniziare dall’uomo.
Purtroppo la storia che conosciamo, quella che ci fanno studiare, è solo una conoscenza conveniente per l’elite che in questo momento ha il potere. Tutta la storia dell’evoluzione delle specie ci racconta che il migliore rispetto al peggiore ha sempre la meglio. L’evoluzione quindi privilegia il superiore di ogni specie sempre. Però questa teoria dichiara che l’evoluzione non conosce futuro, infatti si adatta al presente. Se una specie acquista una proprietà che nella sua specie altri non hanno, questa prosegue nell’evoluzione a dispetto di tutte le altre che all’improvviso sono divenute inferiori. Però non può in nessuna maniera concepire qualcosa che potrà essergli utile in un futuro. L’evoluzione cammina a piccoli passi e uno alla volta.
Per esempio: la giraffa ha il collo lungo perché per nutrirsi, per lei era imperativo arrivare agli arbusti che si trovavano in alto. A forza di sforzarsi allungando il collo, l’evoluzione ha privilegiato solo le giraffe che riuscivano in questa impresa, togliendo di mezzo quelle che non riuscivano ad evolversi.
Guai ad avere dubbi. Chi si permette di dubitare di ciò è letteralmente buttato fuori da qualsiasi accademia.
Incredibilmente però l’evoluzione delle specie ha di fatto evoluto alcuni animali ma non altri. Oppure l’evoluzione è talmente lenta che a noi pare sia ferma. Ci sono delle specie che sono rimaste in pratica allo stesso livello da centinaia di migliaia di anni. Perché? Ci sono solo teorie in merito, nessuna certezza.
Quindi l’evoluzione fa acquisire nel tempo quel “quid” necessario che serve in quel momento. Mai potrebbe disporre di un qualcosa che si evolva contemporaneamente insieme ad altro che prima non esisteva. È sempre un adattamento migliore a qualcosa di già esistente.

Il flagello batterico

I batteri si muovono velocissimamente per mezzo di una “coda”. Ma se li guardiamo bene possiamo identificarne uno che in gergo viene chiamato: il batterio di Dio. Questo si compone di una quarantina di “pezzi”, assemblati in maniera tale da far funzionare una specie di elica, che ruota a circa mille giri al minuto e può fermarsi all’istante e riprendere la rotazione senza né rallentare e neppure accelerare. Basterebbe togliere uno dei quaranta componenti del batterio e questo non funzionerebbe più. In pratica non farebbe girare la coda come una specie di elica, tipo motore fuori bordo di un’imbarcazione.
Questo batterio non può essersi evoluto nel tempo ma è stato disegnato, ingegnerizzato e prodotto tutto insieme. Infatti sarebbe come togliere da un motore dei componenti per impedirgli di funzionare. Gli scienziati non si capacitano di come tutto ciò sia possibile. A meno che non si pensi a un grande architetto che lo abbia creato. Però qui torniamo alla creazione non all’evoluzione.
Senza però andare nel nostro micro cosmo, basterebbe pensare al perché l’uomo possieda un encefalo talmente superiore alle nostre esigenze che ha dell’assurdo. Sappiamo infatti da studi ormai lontani nel tempo, che noi riusciamo a sfruttare solo una piccola percentuale delle possibilità del nostro cervello.
Se poi penso che anche il cervello degli indios brasiliani o di coloro che vivono attualmente in maniera primitiva, è lo stesso di quello dei nostri migliori scienziati, ma non solo! L’encefalo di oggi ha 1350 cm cubici, esattamente come quello dell’homo sapiens appena evolutosi dall’homo herectus, migliaia e migliaia di anni fa. A cosa ci serve oggi un cervello così evoluto e a cosa poteva servire millenni fa?
Questa è una semplice dimostrazione che la teoria di Darwin, almeno con l’uomo non funziona affatto.
…..
Alfred Russel Wallace collaboratore di Charles Darwin nella teoria dell’evoluzione delle specie, in seguito ai suoi studi personali, contestò quanto scoperto perché la teoria dell’evoluzioe così come era stata concepita, non si poteva applicare all’uomo. Nel 1858 infatti pubblicò il suo studio mentre Darwin ufficialmente pubblicò il suo “l’evoluzione delle specie” nel 1859.
Wallace all’inizio fu deriso, poi demonizzato ed infine considerato pazzo da tutto il mondo accademico. Ancora oggi il mondo scientifico lo considera “una testa malata”. Infatti non si può assolutamente contestare o contrastare in alcun modo la teoria di Darwin. Come si sa la scienza va avanti con i dubbi. Se ci fossero solo certezze nessuno potrebbe proseguire altri studi e in tal modo scoprire altro. Però pare invece che quando la scienza ufficiale DECIDE che quella tale scoperta sia giusta, i dubbi non possono più esistere.
Ormai questo è assodato in ogni campo e non servono scoperte recenti inequivocabili che dimostrano che in realtà la scienza si era sbagliata. Se le nuove scoperte contrastano con quanto stabilito, non si considerano, oppure si dimenticano o peggio, vengono cancellate come inesistenti.
Non sono in grado di dettagliare quanto ci tengono nascosto in ogni campo. Ignoro quasi tutto di quello che la scienza ufficiale non desidera che si sappia. Però nel caso della teoria dell’evoluzione delle specie, sono riuscito ad informarmi perché su questo argomento tutto è conosciuto da tempo e ogni comunicazione è a disposizione di tutti.

Basta dare un’occhiata alla eugenetica (Disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell'ereditarietà genetica), fare ricerche sulla famiglia Huxley, Francis Galton (cugino di Darwin), Leonard Darwin (figlio di Darwin), Gunnar e Alva Myrdal (coniugi entrambi premi Nobel), Auguste Forel (direttore della clinica Burghölzli di Zurigo) Erasmus Darwin (nonno di Darwin). E molti altri che nel tempo, e quasi tutti ispirandosi alla Fabian Society, stanno cercando di “migliorare l’umanità”. La teoria di Darwin è uno studio NECESSARIO da non mettere in discussione.
In sintesi questo studio sembra fatto apposta a quanto si prefiggevano parecchie persone del passato e molte persone del presente, in testa a tutti il “filantropo” Bill Gates. Dedicandomi però all’eugenetica e a tutto ciò che comporta perderei di vista il tema.

Desidero perciò tornare nella nostra preistoria e dedicarmi alle scoperte rinvenute di individui ed esseri che ricordano i nostri progenitori.
L’australopiteco pare sia il primo essere che può considerarsi pre umano dopo la separazione con le scimmie. Il ritrovamento di “EVA” conferma ufficialmente tale teoria. Non tutti i ricercatori sono d’accordo su ciò, infatti, di EVA non sono state ritrovate le gambe e i piedi. Arti fondamentali per stabilire se EVA camminasse nella posizione eretta, oppure come quella delle scimmie. Più altre caratteristiche del cranio e del viso che secondo il parere di quest’ultimi, è propria delle scimmie. Non avendo perciò elementi che consentono di scartare la teoria che EVA sia la nostra prima madre o viceversa, la scienza ufficiale ha DECISO, a dispetto di tutto, che lo debba essere.
Nel tempo però sono stati rinvenuti tracce di scheletri in tutto il mondo di individui che sono una via di mezzo tra le scimmie e l’uomo. Più precisamente dell’uomo hanno ben poco, ma la voglia di trovare un qualche collegamento è tanta. Ancora oggi si scoprono resti straordinari di razze mai conosciute. La cosa strana è che ogni tipo di essere, viene ritrovato in un territorio diverso dall’altro, come se tra di loro ci fossero delle barriere naturali che ne impedivano gli incontri.
Nessuno però questo lo può stabilire, infatti è tutto molto vago, incerto. Con certezza possiamo stabilire che quando i cromosomi da 48 divennero 46, ci fu la divisione netta che non permise più la procreazione fra coloro che possedevano 48 cromosomi e quelli che ne avevano solo 46. Questa mutazione straordinaria che di fatto divise per sempre questi individui fra di loro ha del miracoloso.
La mutazione non ha eliminato due cromosomi ma li ha legati insieme. Il legame è stato ottenuto tramite una parte considerata inutile del DNA. Questa parte viene chiamata DNA spazzatura. Solo ultimamente abbiamo scoperto che questa parte del DNA è molto importante, altro che spazzatura! La natura incredibilmente ha concepito l’unione dei cromosomi senza danneggiare le due parti interessate e le ha create nella maniera più opportuna. Almeno dagli studi effettuati fino ad oggi. Questa mutazione è avvenuta simultaneamente in parecchie centinaia di individui maschi e femmine. Quando i nostri scienziati hanno provato a “fabbricare” una cosa del genere, il nuovo non è mai riuscito a sopravvivere se non per pochissimo tempo. Invece la natura ha fatto in maniera che gli individui con solo 46 cromosomi si incontrassero e procreassero. Qualche ricercatore ha calcolato che una possibilità del genere si può verificate solo una volta su milioni di probabilità. Però essendosi verificata ciò è stato possibile.
Quindi l’individuo con soli 46 cromosomi si è sviluppato a tal punto che in seguito è diventato colui che di fatto domina il pianeta su tutti i suoi abitanti. Incredibilmente gli studi effettuati da tutti gli scienziati portano a pensare che l’homo sapiens, perché è di questo che sto parlando sia un animale addomesticato. Questa non è un’opinione ma un dato di fatto che nessuno osa contraddire perché l’uomo ne ha tutte le caratteristiche. Il problema è che non si capisce chi può averlo addomesticato nel passato. Perciò si è arrivati ad un compromesso: si è addomesticato da solo! Uno degli studi più importanti su questo argomento è stato effettuato dall’ antropologo Roger Williams Wescott particolari scritti in un suo studio nel “The divine animal”.

Altra grande caratteristica che l’uomo ha rispetto agli altri animali è la neotenia continua (viene definito neotenìa il fenomeno evolutivo per cui negli individui adulti di una specie permangono caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili). In pratica i cuccioli degli animali imparano finchè non raggiungono l’età matura, dopo di che smettono di apprendere determinate cose. Nell’uomo questa possibilità resiste fino alla morte anche se man mano si riduce sempre di più. Anche l’aspetto fisico cambia una volta che si perde la neotenia. Se si confronta un cucciolo di uno scimpanzé, che è quanto più vicino all’uomo possibile, si noterà che i cuccioli e i nostri bambini hanno caratteristiche fisiche presso ché simili, per poi cambiare quando gli scimpanzé diventano adulti. Noi in pratica restiamo sempre in qualche modo bambini.
Mi sto perdendo e allontanandomi dal tema ma era doveroso almeno conoscere le basi, perlomeno in estrema sintesi di cosa siamo a seconda degli studi effettuati finora. Non mi dilungherò spiegando come siamo diventati perfettamente bipedi. Unico individuo antropomorfo al mondo ad esserlo, se non scrivendo che questa mutazione ci ha causato e continua a causarci molti danni fisici rispetto per esempio alle scimmie.
Pare, da studi effettuati, che questa non sia la nostra posizione originale. Però non si può tener conto solo degli studi effettuati finora, tutto può evolversi con nuove scoperte. Di certo c’è che la nostra posizione eretta ha di fatto modificato le ossa del bacino, rendendolo più stretto ed impedendo la fuori uscita del neonato nella sua piena maturità. Infatti il tempo preposto viene anticipato, perché se si attendesse la piena maturità del feto, questo crescerebbe troppo per poter nascere.
Desidero dedicarmi soltanto a una situazione concreta e nota dove nessuno ha da contraddire: la capacità dell’encefalo ottenuta calcolando il cranio dei vari ominidi trovati nel tempo.
In pratica in un periodo di tempo estremamente ridotto, tenendo conto dell’evoluzione delle altre specie, l’ominide è passato da 300 cm a quasi 700 e poi agli attuali 1350. Questi salti che hanno di fatto moltiplicato la capacità cubica del cervello non hanno precedenti con nessuna altra specie. La natura ci ha donato di questo miracolo, a quanto pare per uno scopo a noi ancora sconosciuto.
Siamo sicuri che sia stata la natura a farci diventare così come siamo? Se unissimo insieme tutti i punti che ho descritto, e ne ho trascurati moltissimi, verrebbe fuori una figura che ci mostrerebbe qualcosa che ci spiegherebbe che il tutto non è stato causale, come VOGLIAMO e DOBBIAMO credere.
Ma qui ci dobbiamo inoltrare in una terza via o teoria che per adesso è solo un’ipotesi molto contestata sia dai CREAZIONISTI e sia dagli EVOLUZIONISTI.
…..
Da qualche decennio a questa parte, dei ricercatori non soddisfatti dalle due teorie denunciate ufficialmente, si stanno orientando a cercare un’altra strada che in qualche modo spiegherebbe molte lacune di entrambe le teorie ortodosse.
Si stanno dedicando seriamente allo studio di libri antichi o di varie leggende, che in tutto il mondo sono tramandate da centinaia d’anni se non da millenni. In queste storie epiche, di cui tante sono divenute nel tempo anche religioni, viene tramandato che l’umanità è stata aiutata a svilupparsi da alieni provenienti dalle stelle. In pratica non esiste popolo che nelle sue credenze non abbia come base della sua nascita o sviluppo, tali personaggi. Dall’Asia, all’Europa, all’America tutta, dall’Africa e persino dall’Australia, tutti proprio tutti, hanno nel loro passato la stessa “STORIA”.
Scrivere in dettaglio ciò che ogni popolo crede o ha nel suo passato, in questo articolo non è possibile farlo. Però niente vieta a chi è curioso di conoscenza di approfondire la questione. Certo bisogna impiegare molto del proprio tempo, anche solo per dare un’occhiata alle cose del passato. Ci si avventura in un universo dove ogni cosa è vista in maniera fantastica e inverosimile. Senza contare che tutto il mondo ufficiale valuta questi così detti studi come assurdità. I più magnanimi di costoro li definiscono racconti di “antichi astronauti” ma in definitiva vengono confusi o considerati come dei “terrapiattisti”.
Questi libri antichi o racconti vari espressi anche solo oralmente da generazioni in generazioni sono anche molto complicati da leggere o da capire in generale. Sia perché scritti in lingue molto antiche di cui alcune presso ché ancora sconosciute. Quelli anche solo narrati ormai molto diversi dagli originali che non è possibile conoscere e quindi confrontare. Malgrado tutto però, questi nuovi ricercatori con l’aiuto della genetica e della biologia moderna, quindi non solo delle storie epiche, trovano molte corrispondenze in ciò che si pensa sia accaduto nel nostro passato. Ma non solo! Tanti “monumenti” inspiegabili realizzati con tecniche ancora oggi impossibili da ottenere con la nostra tecnologia, verrebbero in qualche modo “spiegati” ed avere una ragione per essere stati concepiti e realizzati. Anche le conoscenze astronomiche, matematiche, geometriche ecc. degli antichi che oggi tutti si chiedono come potessero possedere, verrebbero spiegate con facilità. In realtà è tutto scritto e in alcuni casi anche disegnato, ma la scienza ufficiale nega, persino anche quanto si toccano queste realizzazioni addirittura con le proprie mani. Ufficialmente non si può concepire che individui alieni in qualche modo ci hanno modificato facendoci avanzare nell’evoluzione in maniera artificiale. Anche se questo è stato scritto da millenni! Però crediamo ad un Dio che è sempre stato e che sempre sarà che ci ha creato.
Adesso sappiamo che la scienza ha finalmente capito che lo spazio che vediamo è solo una piccolissima percentuale, forse il 3% di tutto lo spazio che esiste. Il vuoto in realtà è più pieno del nostro spazio pieno, anche se non lo vediamo. Sappiamo che la meccanica quantistica ci dice che lo spazio come lo intendiamo noi non esiste. Che non è solo curvo come dichiarava Einstein e quindi se si inventasse un motore a “CURVATURA” si potrebbe viaggiare facilmente a velocità impossibili linearmente parlando. Abbiamo effettuato degli esperimenti in cui risulta che dividendo un protone (particella subatomica con carica positiva equivalente alla carica negativa di un elettrone) e portando un mezzo di questa particella a grande distanza dall’altra, muovendola con mezzi appropriati, anche l’altra si muoverà nella stessa misura e nello stesso senso nel medesimo istante. Come se tra di loro non esistesse spazio o distanza. Questa proprietà quantica, ancora quasi del tutto sconosciuta per noi, esiste ed è stata sperimentata più volte.
Ebbene mentre abbiamo raggiunto questi risultati fantastici, la nostra scienza ufficiale non crede alle storie raccontate in tutto il mondo, considerandole leggende. Dicono che viaggiare nello spazio tra una stella e l’altra non è possibile, che i viaggi nel tempo sono impossibili e che in pratica sono tutte fantasie. Eppure solo poco tempo fa i viaggi nel tempo erano davvero impossibili, lo escludeva persino la nostra matematica. Poi studiando meglio i “buchi neri” si è appreso che avvicinandosi sempre più all’entrata di questo fenomeno, lo spazio e tutto ciò che conosciamo si deforma trasformandosi in altro. La velocità perciò può aumentare superando la soglia di quella della luce e questa situazione potrebbe innescare i viaggi nel tempo. Oggi la nostra matematica afferma che tutto ciò è possibile. Ma se mezzo protone può spostarsi nello spazio come se la distanza non esista, chi vieta in un futuro, magari ancora lontano o ad una specie molto più progredita di noi di inventare un sistema che ci possa permettere di viaggiare nella maniera quantica?
Bisognerebbe chiederlo anche a Graham Hancock che con le sue ricerche ha messo in discussione tante certezze scientifiche ufficiali, ma non solo. Io penso sempre a Peter Kolosimo che fin dagli anni ’70 del secolo scorso ha illuminato le mie notti mentre leggevo i suoi libri che narravano di fatti concreti, molti dei quali ancora visibili o notizie verificate in tutto il mondo di misteri descritti dai protagonisti stessi. Personaggi, ricercatori seri come questi due che ho indicato ne esistono molti. Uno fra tutti che purtroppo adesso non è più tra noi da qualche anno è Zacharias Sitchin. Anche Marco Pizzuti con il suo “SCOPERTE ARCHEOLOGICHE NON AUTORIZZATE” descrive vari manufatte dimenticati dalla scienza ufficiale.
L’elenco di questi ricercatori è lunghissimo, quindi mi auguro che chi desidera approfondire lo faccia senza che io stesso debba scrivere varie vicende per “spiegare” il perché siamo in questo mondo e cosa ci stiamo a fare.

                                                                                                                        1 settembre 2023

Esistiamo per uno scopo?

Domanda che da sempre l’uomo si è posto. Risposta positiva se si è religiosi, negativa se non lo si è.

Prendo in esame la seconda opinione, vale a dire chi non crede.

  1. L’uomo è una creatura vivente esattamente come tutti gli altri esseri su questo pianeta: animali e vegetali. Non siamo diversi se non per una maggiore intelligenza dagli altri. Nasciamo e moriamo non lasciando alcuna traccia del nostro passaggio sul pianeta.

Persino nella Bibbia esattamente su Ecclesiaste si legge questo:

Ecclesiaste 3

19     Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale  per   tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità.

20    Gli uni e gli altri vanno verso lo stesso luogo: gli uni e gli altri vengono dalla polvere, gli uni e gli altri tornano alla polvere.

  1. Se l’uomo per una qualsiasi ragione scomparisse da questo pianeta, non cambierebbe niente, anzi senza di noi il mondo sarebbe meno inquinato e quindi più sicuro.

  2. Una volta morti non esistiamo semplicemente più, esattamente come un moscerino che sfracellandosi sul nostro parabrezza, viene spazzato via e disintegrato dalle spazzole tergicristallo.

  3. Credere quindi in un al di là è del tutto illogico. Nessuno è mai tornato a raccontarci se esiste o non esiste un’altra vita dopo la morte.

Ho evidenziato solo alcune delle affermazioni classiche che chi non crede dichiara sempre a chi invece è convinto del contrario.

Prima di addentrarmi nell’argomento vorrei che siano chiari il verbo CREDERE e il sostantivo FEDE.

CREDERE:           Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale e quale appare in sé...

FEDE:                   La fede è l'accettazione di precisi contenuti dottrinali, ma soprattutto una scelta fondamentale con la quale si riconosce non in sé stessi ma in Dio il fondamento della nostra vita e si rinuncia alla pretesa di costruire da soli il futuro. Anche aver fede in un altro uomo o in una macchina…

Nella prima quando si dice: io credo o io non credo, si afferma qualcosa non di assoluto, ma solo di relativo che può cambiare anche di 180 gradi se si verificano evidenze tali da suppore altro. Per cui dire io non credo a ciò non è sufficiente, si dovrebbe dire, le mie conoscenze attuali non mi consentono di stabilire se una cosa sia vera oppure no.

Nella seconda di solito si accetta un atto di fede quando non si riesce con gli strumenti naturali o artificiali a spiegare un fatto, un argomento, una qualsiasi cosa. Se per forza si intende ottenere una risposta e non ci si arriva con l’intelletto, non resta che affidarsi alla fede.

L’umanità ha in sé una moltitudine di variabile che probabilmente non sono calcolabili, quindi ogni individuo ha una sua particolare esigenza nel credere o nell’aver fede.

Per semplicità definisco in alcuni livelli la differenza tra chi non crede affatto.

  1. Molti non vogliono neppure sentire parlare che esista altro dopo la morte. Rifiutano persino di parlarne.

  2. Altri pur non comprendendo la faccenda, ne parlano e ne discutono, anche se già sono consci che è tutto tempo perso.

  3. Qualcuno non crede nella vita oltre la morte, però vorrebbe che sia vero, sarebbe bello se fosse possibile e sono disposti a parlarne come se fosse una bella favola.

  4. Quelli che restano di tutti questi, desiderano fortemente che tutto ciò sia possibile, sono in dubbio. Non hanno certezze.

La stessa cosa per chi ha fede, vari livelli…

Non desidero tener conto delle mie ipotesi su questo argomento perché sono insignificanti rispetto a chi nel tempo si è prodigato a cercare di dare una propria spiegazione plausibile, logica oppure illogica dell’argomento. Pensatori che hanno dedicato l’intera esistenza a scoprirne il mistero e che i risultati sono giunti fino a noi contemporanei.

Chi non crede, non crede! Nessun dubbio li assale. È facile perciò per costoro non pensarci affatto. Argomento chiuso, esattamente come scritto nei primi 5 libri della Bibbia, il Pentateuco! Tutto si svolge nella vita reale e dopo, da morti, niente ha più valore. Perciò nei primi libri dell’Antico Testamento non si credeva in una vita oltre la morte.

Esiste uno scopo? No! Perché allora ci siamo? Probabilmente per caso. Ci siamo evoluti come del resto tutti quanti, anche se noi abbiamo fortunatamente qualcosa in più: l’encefalo che funziona meglio.

Si può dare torto a queste persone? No! Abbiamo delle prove concrete da mostrare per farle rendere conto che stanno sbagliando? No! Quindi hanno ragione a pensarla in questa maniera.

Qualcuno però pensa che questi individui, invece, non hanno affatto ragione perché non tutto si può spiegare con il nostro intelletto. Vi sono infinite cose che non si vedono o non si sentono con i nostri sensi o strumenti, ma che siamo sicuri che esistono. Abbiamo prove inconfutabili che esistono! Per esempio la nostra mente non concepisce l’eternità, l’infinito. Un qualcosa che non abbia un inizio. Dentro di noi percepiamo che possano esistere, però non abbiamo spiegazioni dimostrabili, se non matematicamente parlando. Accostare queste cose all’umanità non è fuorviante. Certamente noi abbiamo un inizio e una fine: nascita e morte, perciò cosa c’entrano con l’infinito e tutto il resto?

Siamo davvero sicuri che basta costruire un corpo per farlo vivere? E siamo sempre certi che quando arriva la morte tutto sia perduto? Questa “energia”, che ci fa vivere e che dai tempi dei tempi viene chiamata in tanti modi, esiste o non esiste?

Basta interessarsi anche soltanto in generale alle varie filosofie o religioni, che da sempre o quasi hanno interessato l’umanità, per avere qualche dubbio che tutto finisca con la morte. Certamente qualcosa in noi ci indirizza verso una continuazione, un’altra vita. È una forma di egoismo che ci porta a pensarla così, però potrebbe essere anche altro. Qualcosa che in questa vita ci è negato di conoscere.

Il soffio di vita, lo spirito, l’anima, la coscienza o come vogliamo chiamarla, anche se non la vediamo, la percepiamo molto bene in noi. Molto spesso la soffochiamo, ci costringiamo a non ascoltarla, a essere sordi e ciechi, perché questa energia che ci sostiene cerca di guidarci, di non farci commettere errori e tutto ciò di solito comporta sacrifici, costrizioni. Pinocchio fece tacere il grillo parlante che gli ricordava cosa non fare, schiacciandolo. È solo una favola però significativa. Non dare ascolto a ciò che abbiamo dentro e che urla per farsi ascoltare, è segno di aridità, desolazione spirituale. Tutto sembra inutile e senza senso, come la nostra stessa esistenza. Rifiutando tutto ciò, ci si dedica soltanto verso le cose basse, terrene. Non basta fare la misericordia o amare qualcuno come noi stessi per dar pace a ciò che sentiamo dentro di noi continuamente, quando eseguiamo cose che non dovremmo commettere. Anche se a poco a poco, col tempo, ci abituiamo sempre più a non ascoltarla, quasi come non esistesse più. Diventiamo esattamente come un terreno arido che non ha ricevuto acqua da molto tempo. Un terreno che si spacca con profondi solchi che niente ha più a che fare con ciò che era prima. Incredibilmente arrivati a questo punto non si concepisce più un terreno fertile, utile, soffice e adatto alla vita. Anche se lo vediamo davanti a noi, i nostri occhi intendono altro. È bello ma non vero, non può essere vero, è solo una finzione, uno specchietto per le allodole. C’è sicuramente una fregatura sotto. Convinti di essere nel giusto e che tutti, nessuno escluso si debbano comportare come noi, perché al mondo non esiste una persona al mondo che non curi i propri interessi.

I grandi pensatori hanno descritto molto bene il materialismo, esattamente come chi è pieno di spiritualità, ascetismo. Due opposti comportamenti che si trovano dentro di noi e che portati al punto estremo, ci tolgono il piacere della vita, così come dovrebbe essere, almeno secondo Aristotele:

                                  la virtù è nel mezzo, tra due estremi che sono ugualmente da evitare.

Nessuno può affermare con certezza che esiste o non esiste altro prima della nascita o dopo la morte. Personalmente non so neppure se questa così detta vita sia reale o soltanto un sogno, anche se a me pare tutto vero. Magari un giorno mi sveglierò e costaterò che era tutta un’illusione, magari un sogno e neppure mio. Dicono che la vera intelligenza sia avere dei dubbi, ma fino a che punto si può arrivare a dubitare per non essere considerati fuori dal mondo?

 

                                                                                   Natale Pappalardo maggio 2024

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